Istoreco ricorda Dino Felisetti «Addio a un antifascista»
L’istituto di cui è stato presidente rende omaggio all’avvocato morto a 102 anni Bertoldi: «La sua scomparsa rappresenta una grande perdita per la nostra città»
REGGIO EMILIA. «Socialista, antifascista, avvocato militante nel collegio difensivo della famiglie del 7 luglio 1960 e nel collegio legale che portò alla assoluzione di Germano Nicolini. Si tratta di una grande perdita per la nostra città». Riassumono bene la vita intensa e l’impegno costante di Dino Felisetti, scomparso mercoledì a 102 anni, le parole con cui lo ricorda Arturo Bertoldi, presidente dell’istituto storico reggiano Istoreco. Un’istituzione culturale che Felisetti conosceva benissimo, di cui è stato presidente dal 1974 al 1979, nel periodo in cui si trovava in Parlamento, e con cui ha collaborato per decenni, nel direttivo e come firma per RS Ricerche Storiche, la pubblicazione di Istoreco che ha ospitato nel tempo buona parte della cultura reggiana.
Felisetti ha contributo in tante occasioni, offrendo analisi, approfondimenti e ritratti degli amici e dei compagni di lotta politica e partigiana della sua gioventù. Il rapporto non si ferma qui, anzi.
«Istoreco saluta l’onorevole Dino Felisetti. Dal 1974 al 1979 è stato presidente di Istoreco. Noi però vogliamo ricordare in questo triste momento una grande persona», continua Bertoldi sottolineando poi l’impegno dell’avvocato reggiano nei collegi difensivi di due dei momenti più cupi, e mai davvero chiariti, del dopoguerra reggiano, il processo al comandante Diavolo Germano Nicolini (morto esattamente un anno fa, il 24 ottobre 2020, all’età di 100 anni) e i morti del 7 luglio 1960.
Felisetti era uno dei coordinatori del gruppo di penalisti impegnati in politica che si misero a disposizione delle famiglie dei caduti per ottenere giustizia dopo le uccisioni dei cinque militanti comunisti durante lo sciopero generale proclamato dalla Cgil. Assieme al socialista Felisetti, un ruolo importante lo giocò un altro ex partigiano molto noto, il comunista Carlo Smuraglia, a lungo presidente nazionale dell’Anpi. Felisetti ha contributo nel tempo a documentari e ricerche sul procedimento contro i poliziotti coinvolti, spostato a Milano con pretesti decisamente discutibili imperniati sull’impossibilità di un equo processo a Reggio, e ancora oggi i parenti dei cinque caduti sottolineano la presenza costante e l’attenzione che il concittadino penalista non fece mai mancare loro.
L’altra vicenda che intreccia storia, politica e il turbolento ‘900 italiano e reggiano in cui Felisetti gioca un ruolo da protagonista è quella di Germano Nicolini, il comandane Diavolo, il giovane partigiano diventato sindaco di Correggio nel 1946, accusato assieme a Ello Ferretti e Antonio “Negus” Prodi della morte di don Umberto Pessina, parroco di San Martino Piccolo sempre a Correggio ucciso il 18 giugno 1946 da due colpi di pistola.
Gli autori materiali, si scoprirà in seguito, sono altri tre partigiani, in uno dei fatti più noti del cosiddetto “triangolo rosso” emiliano che portò ad un intervento di Palmiro Togliatti. Nicolini, Ferretti e Prodi vengono denunciati nel 1947, è l’inizio di un incubo di false testimonianze, campagne e pressioni politiche volute in primis dall’allora vescovo Beniamino Socche, che vuole ottenere a ogni costo una condanna.
Dopo dieci anni di carcere e decenni di silenzi, solo negli anni ’90 Nicolini, Ferretti e Prodi vengono definitivamente riconosciuti innocenti durante il processo di revisione dalla Corte d'appello di Perugia. A rappresentarli, Felisetti e il futuro sindaco di Milano Giuliano Pisapia.
Adriano Arati
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