Saman sentì il discorso della madre «Parlavano della mia uccisione»
Lo ha raccontato al fidanzato: «Stavano parlando proprio di me». La ragazza ha chiesto spiegazioni, la mamma ha negato
NOVELLARA. Saman Abbas era preoccupata. Negli ultimi giorni, nella cascina di Novellara, con i genitori e il fratello la tensione era fortissima.
I due mondi contrapposti incarnati da lei e dalla famiglia – così ferocemente attaccata alle tradizioni pakistane, e islamiche – hanno provocato attriti continui. Tanto che la giovane temeva seriamente per la propria incolumità. Lo ha raccontato il fidanzato della giovane nelle sue precise testimonianze ai carabinieri. Saman era arrivata a dirgli che, se non si fosse fatta sentire per due giorni, avrebbe dovuto allertare le forze dell’ordine.
E di Saman, dal 30 aprile scorso, più nessuno sa niente di lei. Neanche il giovane connazionale – che vive in Italia, ma lontano da Novellara – con cui la 18enne aveva una relazione, fortemente osteggiata dai genitori. Ma c’è anche un dialogo che la ragazza ha raccontato al fidanzato di aver sentito in casa, e che l’aveva fortemente turbata. Risale proprio al 30 aprile, la sera in cui, secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Reggio Emilia guidato dal tenente colonnello Stefano Bove, Saman è stata uccisa. È la giovane a raccontare con un messaggio vocale al fidanzato di aver sentito la madre parlare con un’altra persona e dire che l’unica “soluzione”, per una donna che non si attiene alle regole di vita pakistane, è quella di ucciderla. Stavano parlando di lei? È quello che la 18enne ha pensato. E non l’ha nascosto alla madre; glielo avrebbe chiesto direttamente. La reazione della madre Nazia Shaheen, 48 anni, sarebbe stata quella di negare ovviamente che fosse così, giustificando quelle parole sentite come un discorso relativo a una vicenda accaduta in patria. Una spiegazione, però, che non aveva per nulla tranquillizzato la 18enne. «L’ho sentito con le mie orecchie, ti giuro che stavano parlando di me...», racconta Saman al fidanzato. Il giovane cerca di tranquillizzarla, ma la ragazza è preoccupata: «Non sono fiduciosa...».
Sono le nubi prima della tempesta. Secondo quanto hanno potuto ricostruire i carabinieri, quella sera stessa si consuma l’ennesimo violento litigio tra Saman e i genitori. Lei vuole andare via. Pretende quei documenti che le servono per poterlo fare, per poter ricominciare altrove, ma il padre continua a non volerglieli dare. A metà aprile, durante il suo ritorno a Novellara dopo l’abbandono della comunità, si era nuovamente rivolta ai carabinieri del paese denunciando questo atteggiamento di chiusura del genitore. Per gli investigatori, gli ultimi giorni nella casa di Novellara Saman li ha vissuti da segregata, rinchiusa e controllata a vista dalla madre.
Non aveva un telefono cellulare in sua disponibilità; se riusciva a comunicare, era solo usando il cellulare della madre, di nascosto. È così che si teneva in contatto col suo ragazzo. In casa aveva detto che si erano lasciati. Un modo, probabilmente, per cercare di calmare le acque e riuscire ad arrivare al suo obiettivo: mettere le mani su quei documenti d’identità che – ancora non è chiaro perché, dato che la ragazza aveva lasciato mesi prima la casa paterna per trasferirsi in comunità – erano ancora in possesso del padre.
La sera del 30 aprile Saman tenta l’ultima disperata fuga dalla casa di Novellara.
Chissà, se quella conversazione udita poco prima l’aveva spinta ad accelerare, a decidere di andare subito via. Chissà se quando si è chiusa dietro le spalle la porta rossa della cascina bianca nell’azienda agricola “Le Valli” ha creduto di potercela fare, o se sapeva di non essere ancora in salvo.
Quello che è accaduto dopo lo raccontano le telecamere di videosorveglianza che Ivan Bartoli aveva fatto installare per controllare che i ladri non si aggirassero tra le sue serre e i suoi capannoni, che hanno registrato chiaramente gli spostamenti di Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, i genitori della ragazza; di Danish Hasnain, lo zio, e dei due cugini. Per le indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore Laura Galli, è lo zio 33enne l’esecutore, la figura violenta che da qualche tempo aveva fatto irruzione nella delicata situazione famigliare degli Abbas e che avrebbe materialmente ucciso la ragazza. Probabilmente, pensano gli investigatori, strangolandola e facendone sparire il corpo sottoterra, nelle campagna circostanti, e questo spiegherebbe il video del giorno prima, in cui compaiono tre uomini con pale e piede di porco. Del corpo di Saman intorno all’azienda agricola non sembra esserci traccia, nonostante le ripetute ricerche. Ma per i carabinieri gli elementi raccolti fin qui sono sufficienti per accusare di omicidio tutto il nucleo famigliare. —
Elisa Pederzoli
Tiziano Soresina
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