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Ricette mediche e narcotici fra le prove La fidanzata trova una fiala di anestetico

Miriam Figliuolo
Ricette mediche e narcotici fra le prove La fidanzata trova una fiala di anestetico

Il 33enne aveva anche il disegno di una pistola e due “pizzini” con soluzioni chimiche. Una era per il cianuro di potassio

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Miriam Figliuolo

SAN MARTINO IN RIO. È stato il figlio a procurare al padre le benziodazepine che l’uomo assumeva per difficoltà legate al sonno. La stessa sostanza rilevata in gradi quantità nel sangue della madre, ancora grave e in coma farmacologico all’ospedale di Reggio. A rivelarlo un più che circostanziato comunicato stampa diffuso ieri dalla Procura di Reggio Emilia e firmato dai sostituti procuratori Isabella Chiesi e Piera Cristina Giannusa, quest’ultima titolare delle indagini per l’omicidio del 58enne Paolo Eletti e del tentato omicidio della moglie di 54 anni Sabrina Guidetti, per i quali resta in carcere il figlio di 33 anni Marco Eletti.

E quanto siano numerose le prove indiziarie a carico del giovane grafico con la passione della scrittura di libri thriller e fantascientifici ne ha dato una precisa idea la nota della Procura.

«La condotta e le dichiarazioni rese dall’indagato agli operatori del 118 giunti sul posto – si legge –, le dichiarazioni rese dalla di lui fidanzata (Giulia Grassi, ndr) e il testo dei messaggi inviati alla stessa, gli accertamenti esperiti nell’immediatezza dei fatti, in particolare gli orari del passaggio dell’autovettura dell’indagato dai varchi Ocr di San Martino in Rio, l’accertamento del medico del 118 intervenuto, la documentazione sanitaria acquisita relativa alla condizione di Guidetti Sabrina, e le dichiarazioni rese dall’indagato in sede di interrogatorio, hanno permesso di offrire al giudice (il gip Dario De Luca, ndr) gli elementi necessari per ottenere l’applicazione della misura custodiale».

Sul farmaco che ha provocato l’intossicazione della madre – se anche del padre lo dirà l’esito dell’autopsia – e di cui non è stata trovata traccia né nella casa di via Magnanini 13, dove è avvenuto il delitto, né nell’abitazione di Marco e della fidanzata, ci sono alcune inquietanti scoperte: due prescrizioni mediche veterinarie per R-Luminale del 2 novembre 2020 e una fiala di vetro con la scritta Mepican 2% (un anestetico, ndr) Mepivacaina Hc1 2% da 10 ml, quest’ultima trovata dalla Grassi nel comodino della camera da letto nell’abitazione della coppia in via Anna Frank a Reggio. Trovato dai carabinieri anche un foglio con la scritta “Gun” e il disegno della pistola e due soluzioni chimiche dattiloscritte “solfato di tallio” e “cianuro di potassio”. Alcuni di questi fogli erano nel portafoglio del giovane.

Si tratta di prove indiziarie, non schiaccianti dunque, ma considerate molto inquietanti, di cui alcune trovate dalla fidanzata del figlio del 58enne rinvenuto, sabato pomeriggio, con il cranio fracassato da almeno 5 martellate.

Ci sono poi le sconcertanti dichiarazioni del 33enne. Ha raccontato di avere acquistato la benziodapezina, in almeno tre occasioni, su richiesta del padre, ordinandola sul sito Chemical Word a metà e a fine 2020 e nel gennaio di quest’anno, ma di non sapere dove il genitore le tenesse. Un “dettaglio”, però, omesso ai soccorritori giunti in via Magnanini 13 che gli chiedevano conto dei farmaci che c’erano in casa. E, ancora più inquietante, ha raccontato di avere fatto ricerche su come stordire con lo stesso farmaco e il suo interesse per i veleni. —

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