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L’ASSESSORE 

Mammi: «È stato un anno in salita ma il sistema tiene»

Mammi: «È stato un anno in salita ma il sistema tiene»

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REGGIO EMILIA. Alessio Mammi, che bilancio trae da questo primo anno da assessore regionale? Che impressione si è fatto del sistema agricolo della regione e della nostra provincia?

«Fare l’assessore all’Agricoltura in Emilia-Romagna è un’esperienza straordinaria, un vero e proprio onore. Perché siamo la Regione con il più alto numero di prodotti dop e igp, un punto di riferimento dell’agroalimentare. Esportiamo oltre sei miliardi di euro di prodotti di qualità ogni anno. È chiaro che è stato un anno in salita, con tutte le difficoltà generate dal Covid e non solo. L’agricoltura è cambiata profondamente: il settore primario, considerato il più tradizionale, ha già introdotto innovazioni significative. La nostra agricoltura ha radici profonde ma la testa rivolta al futuro. È un sistema di oltre 45mila imprese che consentono ogni giorno di aver cibo di qualità sulle nostre tavole. Questo settore ha una valore sociale ed economico fondamentale. Per questo va sostenuto con forza: lo abbiamo compreso ancora meglio in questi mesi difficili. Senza agricoltura non c’è cibo e senza cibo non c’è vita. Dovremo essere conseguenti quando saremo chiamati a scelte politiche rilevanti. La sfida dei prossimi anni sarà riuscire a coniugare produttività e sostenibilità. Senza reddito, le imprese non sopravvivono e quindi alla sostenibilità ambientale va affiancata quella economica e sociale».

Reggio Emilia vanta un comparto del vino importante, con dati produttivi significativi. Cosa ne pensa?

«Nel nostro territorio il settore vitivinicolo è molto unito: gli operatori, le imprese agricole, le cantine, dimostrano un grande spirito di coesione. Non è un caso che Reggio Emilia, accedendo ai bandi, abbia portato a casa 4 milioni di euro. Ci sono realtà eccellenti che sanno lavorare su investimenti, produzione e attività di promozione, mettendosi insieme. I Consorzi del Lambrusco hanno deciso per la fusione per ottimizzare economie di scala e attività di promozione. Questa è una filiera che lavora bene e merita tutto il supporto – anche finanziario – che stiamo dando. Ha fatto grandi passi in avanti sulla qualità, è molto matura e rappresenta un buon esempio anche per altri settori».

Si è conclusa da qualche giorno l’assemblea annuale del Parmigiano Reggiano, lei era presente. Che impressione si è fatto?

«Il Parmigiano Reggiano è un prodotto incredibile, la Dop più conosciuta, amata e imitata al mondo. Si conferma un prodotto Dop con un giro di affari di 1,56 miliardi alla produzione e 2,6 miliardi di euro al consumo, una quota export che supera il 41%. La prima cosa da fare è evitare le cadute di prezzo alle quali siamo abituati troppo spesso. Remunerare in modo adeguato allevatori e produttori dev’essere il primo obiettivo e per questo ho fatto anche proposte al Consorzio. La vendita di Parmigiano Reggiano ha tenuto, anzi segna una buona crescita. Le quotazioni ora vanno meglio di quale mese fa. Negli scorsi mesi abbiamo finanziato con 18 milioni di euro di risorse regionali lo scorrimento graduatorie della filiera latte, molti arrivati a Reggio: tali risorse faranno da volano a investimenti per circa 4,5 milioni di euro. Per modernizzare e rendere competitivi i nostri stabilimenti produttivi. Vorrei un sistema Parmigiano Reggiano più coeso, autonomo e forte. Che possa difendersi meglio anche da eventuali speculazioni esterne. Una filiera capace di dare maggiore valore ai produttori, arrivando meglio sul mercato e conquistandone dei nuovi. Perché sono certo che il Parmigiano Reggiano, per la sua elevata qualità, può avere davanti praterie immense. Se la filiera sarà unita, riuscirà a conquistarle e la Regione farà la sua parte nel sostenerla». —

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