Il progetto Res derelictae sarà presentato sabato in occasione dell’R-Day
REGGIO EMILIA. Si intitola “Res Derelictae. La fabbrica produce ancora?” il progetto di Dario Tarasconi e Andrea Scazza, che li ha visti avventurarsi nel sottosuolo delle Officine Reggiane e riemergere con un centinaio di fotografie modificate dal tempo e dagli agenti esterni.
«Con “Res derelictae” – spiega Tarasconi – si intende l’istituto giuridico del diritto romano secondo il quale la proprietà dei beni mobili che non sono proprietà di alcuno si acquistano con l’occupazione. Il progetto nasce nell’estate del 2019 in seguito al ritrovamento fortuito di materiale fotografico in stato di abbandono all’interno delle ex Officine Reggiane. Materiale particolare, non più fotografie ma composizioni astratte in cui il tempo (attraverso lo scioglimento dei pigmenti, l’azione delle muffe e la macerazione della carta) ha agito rielaborando la memoria della fabbrica».
Di tutto questo i due autori parleranno sabato in occasione della quarta edizione dell’R-Day. L’evento si terrà in streaming (dalle 16 alle 19), organizzato da Spazio Gerra, Istoreco e MaMiMò. Il programma prevede la presentazione di diversi nuovi materiali recuperati e prodotti in questi mesi: oltre a interviste, performance, pubblicazioni, podcast e fotografie restaurate, si assisterà all’anteprima del docu-film “Accadrà ma non a noi. Al di qua e al di là delle Officine Reggiane”. Per partecipare all’evento basterà andare sul profilo Facebook di Spazio Gerra, Archivio Storico Officine Reggiane, Istoreco, Centro Teatrale MaMiMò.
«È il primo passo – afferma Tarasconi riferendosi alla presentazione che verrà fatta di “Res Derelictae” in questa occasione – ma la nostra speranza, dopo questo difficile anno di transizione, è poter finalmente mostrare al pubblico queste fotografie, patrimonio della città, durante un evento espositivo ad esse dedicato».
Anche per questo, dopo la giornata dedicata all’Archivio Storico delle Reggiane, sarà visitabile il sito del progetto: www.resderelictae.com. —
M.R.
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