Gazzetta di Reggio

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“Qui di Coviddi non ce n’è...”. È l’epoca del “deriso allarme”

Stefano Scansani
“Qui di Coviddi non ce n’è...”. È l’epoca del “deriso allarme”

Ai nostri commentatori negazionisti: la salute è collettiva, l’ignoranza è soggettiva (quindi tenetevela)

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REGGIO EMILIA. L’articolo 658 del Codice penale si occupa del procurato allarme. “Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’autorità o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da euro 10 a euro 516”. Non c’è invece una norma che faccia rinsavire chi si rende responsabile di “deriso allarme”.

Faccio riferimento a quelli che – tanti, tantissimi – se ne fregano della minaccia di una recrudescenza del Covid 19. Indifferenti, strafottenti o negazionisti che siano, questi sono i migliori (peggiori) diffusori non del virus, ma del retropensiero. Costoro non sono tanto lontano. Ci circondano.

Ad esempio, un sillabario di commenti ha accompagnato la nostra prima pagina di ieri pubblicata sulla nostra pagina Facebook. Il titolo d’apertura, in ogni sua parte, risultava così composto:

Occhiello: “L’allarme globale”

Titolo: “Il ritorno del Coronavirus. Al Santa Maria Nuova riapre la terapia intensiva”.

Sommario: “Un caso grave. Disposto il ricovero. Ieri a Reggio altri dieci contagiati”.

Chiaro, no? Si tratta della sintesi del bilancio della giornata. E la notizia è costituita dal fatto (un fatto, non un’opinione) che dopo mesi un infettato in gravi condizioni è finito in rianimazione.

La catena degli “extrafurbi” si è messa subito in moto definendo questa informazione allarmante, non vera perché la terapia intensiva è stata ed è sempre aperta per le altre patologie, inattendibile perché il soggetto ricoverato potrebbe avere una febbre ordinaria, insopportabile perché “terrorizza la gente”. C’è un soggetto che per credere alla notizia vorrebbe addirittura “vedere l’esame autoptico”. Ed altre cretinerie barbariche e stallatiche di eguale materia.

Bisogna prestare molta attenzione a questi sberleffi che vagano fuori dalla noosfera*. Anzi preoccupazione, perché è anche a causa di questo retropensiero che va crescendo l’avanguardia di chi non vede virus o vede del torbido, sminuendo il nostro lavoro. Che nella trincea quotidiana del Covid 19 non è facilissimo. Da mesi riceviamo il bilancio di giornata dall’Ausl, lo analizziamo, interpretiamo, perché quei numeri sono puntualmente freddi, volutamente avari. Tocca a noi capire, ricostruire, tenere la conta, semmai fornire notizie che la “fonte” ufficiale tiene in serbo, rimanda, o sta vagliando…

È inevitabile che il “deriso allarme” non diffonde il virus, ma una aerea ignoranza che, a sua volta, si sposa a coloro che temono il complotto mondiale, “la mascherina per chiuderci la bocca”, “il Coronavirus è morto da tempo”, “il Coronavirus non esiste”, “di Coviddi qui non ce n’è”… Con la differenza che la salute è collettiva, l’ignoranza è soggettiva (quindi, costoro, se la tengano).

*noosfera: il dominio della conoscenza