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Il cane lupino del Gigante oggi protagonista a Talada

Il cane lupino del Gigante oggi protagonista a Talada

Si svolge il quinto raduno dedicato a questa razza autoctona dell’Appennino reggiano i cui esemplari sono selezionati da venti anni

09 giugno 2019
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VENTASSO. È il grande giorno oggi, per centinaia di esemplari di un cane molto speciale e dei loro amici a due zampe. Si svolge infatti, a Talada, il quinto raduno nazionale del cane lupino del Gigante, organizzata dall’associazione che da oltre 20 anni si occupa della salvaguardia di una razza che rischiava l’estinzione.

«Il raduno è una grande festa – dice Vania Tronconi dell’associazione Cane Lupino del Gigante – in cui più di un centinaio di lupini si ritrovano assieme ai loro conduttori per pavoneggiarsi della loro bellezza e della loro bravura nelle varie discipline cinofile, per le quali sono portatissimi. A fine giornata i lupini radunano i conduttori e li riportano a casa. La manifestazione avrà luogo anche in caso di pioggia».

La Tronconi racconta della caparbietà di un montanaro di nome Cristian Ielli, grazie al quale il “Luvin” è stato salvato rimanendo parte integrante del paesaggio e della storia dell’Appennino. «Il luvin fin dalla notte dei tempi ha condotto le greggi di pecore dell’alto crinale dell’Appennino emiliano, sul versante di Reggio. La struttura longilinea e fiera e la testa a cono sovrastata da un paio di orecchie dritte e appuntite, lo fanno assomigliare al lupo grigio appenninico. Lo sguardo attento e mite lo fa essere il compagno di lavoro ideale degli ormai pochissimi pastori rimasti in zona e il compagno di gioco ideale di ogni persona che volesse farselo amico».

Il recupero di questo cane, ormai in via di estinzione, è durato circa venti anni, «attraverso un minuzioso lavoro di selezione portato avanti in prima battuta da Cristian, che si è preso la briga di passare al setaccio tutti i luoghi in cui questi cani erano ancora presenti, ricostruendone le origini e la storia attraverso i racconti delle persone che hanno voluto aiutarlo in questo progetto di salvataggio dall’oblio e dal meticciamento di una razza che in realtà è patrimonio dell’Appennino».

Ielli, raccontano ancora dall’associazione, ha raccolto esemplari puri a Valbona, Costa de’ Grassi, Montemiscoso e ovunque riuscisse ad imparare che ce n’era ancora qualcuno. Li ha portati a casa sua e da lì ha cominciato con cura a farli riprodurre cercando di mantenerne inalterate le caratteristiche morfologiche. Oggi il Luvin è di nuovo presente sul territorio appenninico, nelle sue molteplici varietà di taglia e mantello che va dal nero al bianco passando per tutte le sfumature del grigio, del rosso e del marrone.

«Oggi il Luvin non lavora quasi più al seguito delle sparute greggi che ancora si possono incontrare nei pascoli attorno al Casarola e all’Alpe di Succiso. Lo si trova invece comodamente sdraiato davanti alle porte delle case, o nelle aie a giocare con bambini. Grazie all’associazione “Cane Lupino del Gigante”, di cui Cristian è presidente e attivista, assieme alla compagna Monia e a una decina di volontari, tante persone hanno deciso di adottarlo come amico fidato e questo lo ha definitivamente affrancato da un’estinzione che pareva ormai certa».

Lo scopo dell’associazione è proprio quello di rendere adottabili le cucciolate. —

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