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Monsieur Rousseau, questo non è il Secolo dei Lumi

Monsieur Rousseau, questo non è il Secolo dei Lumi

L'editoriale della domenica del direttore della Gazzetta di Reggio, Stefano Scansani

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REGGIO EMILIA. Quirinarie, Parlamentarie, Comunarie… Volete vedere che quelle espletate giovedì si chiameranno Dimaiarie? Ogni partito ha il suo gergo, parla come mangia (asseconda i gusti dei suoi sostenitori) e inventa parole nuove. Come fa il Movimento 5 stelle, ad esempio. Con Dimaiarie voglio imporre un nome alla consultazione interna che ha confermato fiducia al capo politico Luigi Di Maio all’80 per cento.

Non ho intenzione di affrontare la responsabilità del leader, vicepremier e ministro nel ridimensionamento subìto nelle elezioni europee. Piuttosto, mi piace riflettere su come e quanto M5s e il suo popolo godano nell’utilizzare uno strumento operativo in Rete, nato nel 2016, che offre agli iscritti diverse funzioni. Dalla votazione di liste elettorali alla partecipazione alla scrittura di leggi, sino al gradimento dei capi dei capi.

La proprietà del sistema è dell’Associazione di Davide Casaleggio. Si chiama Piattaforma Rousseau. E – secondo i pentastellati – è il motore della democrazia diretta. Semplicemente, gli iscritti abilitati dicono la loro senza mediazioni, corpi intermedi, in giornata. Cliccano e via. Così, il senso e il ruolo della “delega” su cui si basa il nostro sistema di partecipazione, viene meno. Ma il loro non è uno strumento pubblico, men che meno costituzionale, è un mezzo interno, privato, aziendale e filosofico.

Alla Piattaforma è stato infatti imposto il nome del filosofo svizzero e francese Jean-Jacques Rousseau, definito da Gianroberto Casaleggio “uno dei padri della democrazia diretta”. L’intellettuale settecentesco fu autore di numerose opere tra le quali il “Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini”, il “Contratto sociale” e il pedagogico “L'Émile”.

Il complesso pensiero di Rousseau si può riassumere in questi assunti: l’uomo è buono per natura, è la civiltà che lo corrompe; il popolo deve essere suddito soltanto di sé stesso. Spirito complesso, ma anche rivoluzionario. Non per nulla la riflessione di Rousseau è ritenuta ispiratrice della Rivoluzione americana e di quella francese, e oggi dell’intonazione liberatoria del “vaffa” e di quel desiderio degli uomini di governo e maggioranza Di Maio e Di Battista di colloquiare con i Gillet Gialli, ritenuti bisnipoti autentici (abbaglio) dell’Encyclopédie di Diderot e D'Alembert e di chi prese la Bastiglia nel 1789.

Giovedì, appena prosciolto dalla Piattaforma Rousseau, Di Maio si è affrettato a digitare sui social: “Abbiamo segnato il record assoluto di partecipazione a una votazione per il Movimento 5 Stelle. Ed è anche il record mondiale per una votazione online in un singolo giorno per una forza politica. Vi ringrazio tutti e vi voglio bene! Ringrazio chi mi ha confermato la fiducia, chi si è astenuto e chi ha votato contro. Non mi monto la testa, questo è il momento dell'umiltà”. Record mondiale e umiltà? Potenza della Piattaforma Rousseau, debolezza del leader dentro il Movimento e dentro il governo. Governo Salvini.

La macchina partecipativa di Casaleggio & Grillo sarà all’avanguardia e comoda, ma contravviene allo spirito di Rousseau che osservava: “I depositari del potere esecutivo non sono i padroni del popolo, bensì i suoi funzionari…; esso può nominarli o destituirli quando gli piaccia”.

Contravviene, perché il cosiddetto popolo sovrano (gli iscritti abilitati M5s) non hanno preso parte a un dibattito pubblico, non sono stati protagonisti di un confronto, non hanno svolto pensieri, ma prodotto un clic finito nel pallottoliere aziendale milanese. Questa non è democrazia diretta, ma la playstation monotasto della partecipazione politica.

La seduta spiritica che richiama in vita Rousseau per dare un nome alla Piattaforma, è dunque retorica, autoreferenziale. Filosofeggia. Si tratta di una imitazione: un movimento storico non può non avere un suo padre nobile del pensiero, così come lo è Marx per il comunismo, Proudhon per certo socialismo libertario, Maritain per i democratici cristiani, infine Nietzsche (sbagliando) per le destre estreme. L’autore del “Contratto sociale” così è stato fatto diventare il patrono del contratto di governo benedetto dal padre comico.

Rousseau osservava: “Tutti hanno ugualmente bisogno di una guida: bisogna costringere gli uni ad adeguare la loro volontà alla ragione; bisogna insegnare al popolo a conoscere ciò che vuole. Allora dai pubblici lumi deriva l'unione dell'intelletto e della volontà nel corpo sociale; da questo verrà l'esatta partecipazione delle parti e infine la maggior forza del tutto. Ecco donde sorge la necessità di un legislatore”. Bisogna mandare a dire a Rousseau che le sue sono teorie belle, ma che questo - con Di Maio, Di Battista e tutti gli altri - non è il Secolo dei Lumi.