Il Lupino del Gigante una razza reggiana che rischia l’estinzione
VENTASSO. I nostri antichi pastori lo chiamavano Luvin ed era un aiuto fondamentale per la gestione e la difesa del bestiame (ovini e bovini) nelle nostre montagne. Pochi, forse, sanno che il Luvin è l’antenato del cane italiano, ovvero una razza canina autonoma con un proprio patrimonio genetico – studiato de Daniele Bigi, ricercatore del dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’università di Bologna.
La zona di origine di questo cane è quella compresa tra i comuni montani reggiani di Collagna, Ramiseto, Villa Minozzo, Busana, Ligonchio, Castelnovo Monti. Oggi il Luvin si chiama Lupino del Gigante, in omaggio al nome familiare che diamo al monte Cusna, preso per indicare per antonomasia questo territorio.
C’è un’associazione che da oltre vent’anni lavora per preservarne il patrimonio genetico. Sì perché il Lupino del Gigante altrimenti, con la fine della pastorizia, rischiava l’estinzione. E la rischierebbe tuttora se non fosse per il lavoro di appassionati come quelli che si prodigano nell’associazione cani Lupino del Gigante. Grazie a loro dai 150 esemplari della fine degli anni ’90 del secolo scorso oggi siamo passati a circa 400, sparsi un po’ in tutta Italia. Fino a metà del secolo scorso si stima che ve ne fossero tra i 1.200 e i 3.600 esemplari. Poi dagli anni ’50 il vorticoso e costante calo a causa anche dell’incrocio con altre specie arrivate dal altri territori.
«L’indole di questo cane – si legge nel sito dell’associazione – permette all’uomo di avere un grande aiuto a livello lavorativo e anche un forte legame affettivo». Queste caratteristiche ne hanno fatto anche un eccezionale cane da ricerca, nel caso di persone disperse. Per info: http://www.cane-luvin.eu/index.html. —
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