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Reggio Emilia, minacce al giudice Beretti: il gip di Ancona libera don Ercole Artoni

Reggio Emilia, minacce al giudice Beretti: il gip di Ancona libera don Ercole Artoni

Il sacerdote e l’evasore Aldo Ruffini a processo fra due mesi. I legali del prete: «È molto provato, ora riacquista serenità»

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REGGIO EMILIA. Da ieri non è più agli arresti domiciliari don Ercole Artoni e da uomo libero ora attenderà il processo (disposto il giudizio immediato) che fra due mesi si terrà in tribunale ad Ancona – competente nel caso di coinvolgimento di magistrati reggiani – con il sacerdote e il commerciante Aldo Ruffini come imputati.

Il prete 88enne e il maxi evasore 74enne (ora ai domiciliari) sono accusati d’aver messo per circa un anno e mezzo (dal gennaio 2017 al giugno 2018) come in una morsa il presidente del tribunale Cristina Beretti (ancora sotto scorta per tale vicenda), al fine di arrivare al dissequestro del maxi patrimonio (da ben 24 milioni di euro) di Ruffini. Il duplice arresto – avvenuto il 24 settembre scorso – ha come base normativa il reato di violenza o minaccia a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti.

Contestata anche l’aggravante delle minacce “valendosi della forza intimidatrice derivante dalla segreta associazione esistente o comunque supposta in quanto facevano riferimento agli associati della ’ndrangheta cui fanno a capo i Grande Aracri, processati in Aemilia, processo presieduto anche dalla Beretti”.

Don Artoni – tramite i suoi legali Alessandro Nizzoli e Francesca Corsi – ha di recente presentato istanza per trasferire i domiciliari all’interno della onlus (Centro sociale Papa Giovanni XXIII) da lui fondata. Ma il gip anconetano Sonia Piermartini è andato oltre, annullando la misura cautelare, sulla base di diversi aspetti: il fatto che sia già trascorso un congruo periodo di tempo dall’applicazione della misura restrittiva, la percezione dell’effetto deterrente, le condizioni fisiche legate anche all’età avanzata del sacerdote. Anche il pm Marco Pucilli (titolare dell’inchiesta) aveva dato parere favorevole alla liberazione.

«Sono stati due mesi di grandissima sofferenza fisica e spirituale per don Ercole – commentano i due difensori – che ora si riappropria di una quotidianità serena, a contatto delle persone a cui da sempre porta conforto».