Gazzetta di Reggio

Reggio

Ex Reggiane, tra street art e degrado

di Nicole Nasi
Ex Reggiane, tra street art e degrado

Simone Ferrarini (collettivo Fx): «Tutti abbiamo diritto ad avere un futuro» 

19 gennaio 2018
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REGGIO EMILIA. Per dare voce alle storie esistono i libri, proprio come” Off-reggiane”, scritto a più mani e illustrato dal fotografo Paolo Bombaretti, che racconta dell’incontro tra arte di strada e problematiche sociali, negli ex stabilimenti in degrado delle Reggiane. Le pagine proiettate, raffiguranti i murales e gli abitanti dell’area, hanno fatto da collante nell’incontro di mercoledì scorso negli spazi di coworking di Impact hub, in via Statuto a Reggio Emilia, tra Daniele Marchi, assessore al bilancio e patrimonio pubblico, Simone Ferrarini, rappresentante del gruppo di writer Collettivo Fx e il fotografo Paolo Bombaretti, dove si sono percorse le tappe della riscoperta di un luogo non comune. «Le Reggiane – racconta l’artista – sono state teatro di importanti episodi che hanno avuto notevoli effetti su noi reggiani. Quando per la prima volta, nel 2012, sono entrato ho respirato un’atmosfera bellissima che metteva soggezione. È stato il posto più adatto per sperimentare ed imparare nuove tecniche assieme ad amici provenienti da tutto il mondo. Non si tratta solo di arte ma dietro c’è tanto altro».

L’industria ha una storia tormentata e importante per la città – come ricordano gli storici presenti all’incontro, Michele Bellelli e Andrea Montanari – e ha sempre affascinato chiunque vi entrasse. Questo è un pensiero condiviso anche dall’assessore Marchi che dice: «Se entri alle Reggiane ne esci diverso. È un luogo che ha la capacità di fare impresa pure oggi. Abbiamo investito nella sua riqualificazione, piuttosto che in un nuovo progetto, proprio per riportare alla luce il suo potenziale».

Un potenziale limitato dalla presenza di oltre 100 persone che chiamano casa proprio quei capanni in disuso. Un esempio tra tanti è la storia di Abidi, immigrato di origine tunisina a cui è stato dedicato un murales, che dopo aver instaurato un rapporto di amicizia con il Collettivo Fx ha lasciato per un breve periodo l’Italia per poi tornare «perché quella è casa mia». Daniele Marchi ha assicurato che queste situazioni di degrado non passeranno inosservate e che sono stati avviati programmi di integrazione. Il writer Simone Ferrarini però contesta: «A me non interessano i graffiti, se e come verranno cancellati. A me interessa il futuro della gente che ho imparato a conoscere e rispettare. I messaggi lasciati sui muri devono far riflettere. Tutti abbiamo diritto ad avere un futuro».

Come fare coincidere, allora, opportunità e riqualificazione, cercando di educare ogni cittadino reggiano all’arte e all’umanità? La speranza e il punto di partenza più adatto potrebbero essere proprio le Reggiane.