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«Usciti di scena i Dragone comandavano i Sarcone»

«Usciti di scena i Dragone comandavano i Sarcone»

REGGIO EMILIA. «A Reggio Emilia comandavano i Dragone. Dopo di loro ci sono stati i Sarcone». Prende forza l’idea investigativa che vuole attiva a Reggio Emilia una locale di ’ndrangheta autonoma...

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REGGIO EMILIA. «A Reggio Emilia comandavano i Dragone. Dopo di loro ci sono stati i Sarcone». Prende forza l’idea investigativa che vuole attiva a Reggio Emilia una locale di ’ndrangheta autonoma rispetto a Cutro. A iniziare questo distacco - riconoscendo un peso specifico superiore a una semplice “filiale mafiosa” - furono proprio i Dragone con il soggiorno obbligatorio a Reggio del capo cosca. Finita nel sangue la loro egemonia, mentre a Cutro il nuovo boss Nicolino Grande Aracri dettava legge, a Reggio Emilia i fratelli Sarcone erano i capi indiscussi. «Nicolino Sarcone è un padrino» taglia corto Antonio Valerio durante la sua seconda deposizione al processo Aemilia da pentito.

Anche l’ascesa di Sarcone sarebbe passata per il sangue. Nel 1992 fu ucciso infatti Nicola Vasapollo, uomo di rango mafioso vicino a Valerio, freddato nella sua abitazione vicino al centro commerciale Meridiana di Reggio perché «si stava allargando troppo» e soprattutto aveva commesso lo sgarro di uccidere un uomo a Cutro senza chiedere il consenso ai capiclan. Per questo reato era stato processato e assolto un altro pentito, Salvatore Cortese, che poi si era nuovamente autoaccusato del delitto. Ma secondo Valerio la mano che sparò era quella di Nicolino Sarcone insieme a quella di Antonio Macrì detto “topino”. «Purtroppo non potevo fare nulla per Nicola Vasapollo» si rammarica in udienza l’ex amico Valerio, «altrimenti avrebbero ucciso anche me. Il suo omicidio aveva un gran valore. Lo organizzò Nicolino Grande Aracri». Anche sul fratello Gianluigi Sarcone non lesina parole pesantissime: «Mi portava la droga da spacciare quando ero ai domiciliari. Anche lui aveva sparato. Sparò con topino a un pastore. Mi aveva detto che gli aveva fatto saltare la testa».

Un mese dopo, nell’autunno del 1992, venne ucciso a Brescello - per dinamiche interne alla cosca che lo avevano fatto cadere in disgrazia- Giuseppe Ruggiero. Un omicidio che fece scalpore anche per le modalità scelte dai killer, che bussarono alla sua porta travestiti da carabinieri. (e.l.t.)

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