Gazzetta di Reggio

Reggio

Sconfiggere la crisi, la provincia di Reggio Emilia è terza in Italia

di Luciano Salsi
Sconfiggere la crisi, la provincia di Reggio Emilia è terza in Italia

La classifica del Sole 24 Ore: podio a pari merito con Modena. Decisivi la spesa per beni durevoli e i tanti giovani laureati

18 luglio 2017
4 MINUTI DI LETTURA





REGGIO EMILIA. L’economia reggiana si segnala per la maggiore capacità di tirarsi fuori dalla crisi economica innescata nel 2007. Il settore immobiliare continua a soffrire, ma il manifatturiero, orientato in larga misura verso le esportazioni, s’aggancia alla ripresa registrata sui mercati esteri. Gli effetti si evidenziano soprattutto nella propensione dei giovani a proseguire gli studi fino alla laurea e nella spesa per i beni durevoli (elettrodomestici, computer, mobili).

Nel complesso ci collochiamo al terzo posto fra le 103 province italiane in merito alla crescita registrata fra il 2013 e il 2016. Lo certifica l’indagine che Il Sole 24 Ore ha pubblicato ieri mettendo a confronto i dati dell’anno scorso con quelli rilevati tre anni prima sulla base dei medesimi dieci indicatori.

La classifica generale, che li riassume con un punteggio in centesimi, misura la capacità di reagire alla crisi rispetto al livello di partenza. Al primo posto si colloca Bergamo con 74,3 punti. Reggio totalizza gli stessi 73,8 punti di Modena, che è seconda. Seguono Verona (71,5) e Bologna (71,1). Parma, pur essendo fra le province più ricche, è solamente 63esima. I suoi 47,5 punti ne attestano la lentezza a uscire dalla recessione. L’opulenta Milano è 36esima con 55 punti. La prospera Aosta, ultimissima, ne ha appena 22,1.
Nella maggior parte delle graduatorie Reggio si piazza nella fascia medio-alta. Non compare mai fra le dieci province più stagnanti o regressive.

Figura nella top-ten solamente nelle due classifiche in cui brilla. Ha fatto registrare, infatti, la migliore performance nell’aumento del rapporto fra i laureati e i giovani. In questo caso il confronto è fra il 2012, quando avevamo 54,3 laureati ogni mille giovani, e il 2015, quando ne contavamo 65,8. La variazione (+21,2%) è sensibilmente superiore a quella di Bergamo, seconda con un +8,5% . Questo indicatore, peraltro, è fra i meno legati allo sviluppo del territorio.

Dopo di noi, infatti, vengono province che hanno quote assolute di laureati più alte, non solo Pordenone, Rimini, Cremona, Biella e Forlì Cesena, ma anche Pescara, che arriva al 93,4% e, come molte province del centro-sud, avvia tanti giovani all’università senza trarne un profitto adeguato. Viceversa la prospera Bolzano è fanalino di coda con un numero di laureati incredibilmente basso (26,8%) e calato in quattro anni del 35,4%.

Appare più connessa con la situazione economica la classifica della spesa per i beni durevoli. Reggio, con una spesa media di 1.009 euro per famiglia (+6,1% rispetto al 2013), vi compare al secondo posto dopo Modena, che nel 2016 ne ha spesi 1.054 (più +6,5%). Seguono Udine, Milano (1.007 euro, +5,5%), Genova e Bologna (949 euro, +5%). In questo caso i dieci risultati peggiori appartengono tutti a province meridionali, da Trapani a Sassari, Latina, Brindisi, Oristano, Nuoro, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Crotone, ultima con 654 euro, meno 8,6%.

Fra gli altri otto indicatori il più significativo è, probabilmente, il reddito pro-capite. Al primo posto troviamo una delle province più depresse del centro-nord, Massa Carrara, che ha quasi il primato nell’aumento della disoccupazione. Nel 2016 aveva fatto registrare appena 22.147 euro a testa, ma con una crescita record del 9,3% in tre anni. Modena, con un reddito pro capite di ben 33.532 euro, era seconda, evidenziando un incremento dell’8,4%. La classifica del settore immobiliare vede al primo posto Milano, l’unica provincia in cui il costo della casa è aumentato (dell’1,1%).

In tutte le altre è diminuito, da Bologna, Firenze e Venezia fino alle ultime tre, Belluno, Taranto e Rieti. Per quanto riguarda i depositi in banca spicca il primo posto di Siena, 30.305 euro per abitante (più 47,6%). Nell’aumento di acquisti di automobili primeggiano, invece, Trento, Bolzano e Potenza. Gli importi medi di prestiti personali sono cresciuti maggiormente a Bolzano mentre a Matera, che è fanalino di coda, sono diminuiti dell’8,9%.

Il tasso di disoccupazione fa registrare differenze enormi. A Savona è diminuito del 39% e a Bologna del 33,6%, mentre a Massa Carrara è aumentato del 36,7% e a Pistoia del 53,3%. La spesa pro capite per i farmaci è diminuita del 10,3% a Catania, è cresciuta del 9,3% ad Ancona. Anche la raccolta dei rifiuti è correlata all’uscita dalla crisi.
In questo senso viene interpretato il più 10,6% di Vercelli, mentre Treviso, ultima della graduatoria, ha accusato una diminuzione del 30,1%.