Gazzetta di Reggio

Reggio

Il Conad resta senza la quercia-simbolo

di Luciano Salsi
Il Conad resta senza la quercia-simbolo

L’ultimo esemplare del boschetto che lasciò spazio al supermercato verrà abbattuto

09 febbraio 2017
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REGGIO EMILIA. Il Conad le Querce di via Muzio Clementi 2, a Regina Pacis, rimarrà privo dell’unica quercia rimasta, fra quelle che gli hanno dato il nome. Il grave deperimento di questa pianta secolare situata ai margini del parcheggio, verso la rotonda dell’acquedotto, ha spinto il Consorzio fitosanitario provinciale a decretarne l’abbattimento. Così il supermercato, per non disorientare i clienti, si vede obbligato a piantare altre tre querce, senza prendere neppure in considerazione l’idea di cambiare nome.

In questo senso lo vincola il regolamento del verde, che prevede di compensare un albero eliminato con altri da mettere a dimora nello stesso posto o in altre zone. La quercia non ancora caduta ma prossima alla fine è da più di vent’anni sotto la vigile attenzione dell’ambientalista Ugo Pellini, membro della Consulta verde del Comune. «Si tratta – spiega Pellini – di una quercus pedunculata, la tipica quercia di pianura. Il tronco, che misura quasi tre metri di circonferenza, ne fa stimare l’età a oltre cento anni. I suoi problemi di salute sono iniziati nel 1993, quando la realizzazione del supermercato comportò la sparizione del boschetto di querce che sorgeva in quell’area, fra le proteste degli abitanti di via Premuda, di cui mi feci portavoce con un articolo pubblicato dalla Gazzetta di Reggio. La pianta più grande fu conservata, ma in condizioni di precarietà».

Nell’ultima riunione della Consulta verde Andrea Catellani del consorzio fitosanitario ha formulato una diagnosi impietosa: «La quercia è attaccata da tempo da molti funghi patogeni e potrebbe non emettere in primavera neppure le foglie. Per metterla in sicurezza gli anni scorsi è stata drasticamente potata ed ora è arrivata proprio alla fine».

I gestori del supermercato attribuiscono la responsabilità dell’accaduto all’impresa edile, poi fallita. Sostengono di essere essi stessi parte lesa, poichè nel corso degli anni si sono dovuti sobbarcare le spese per la cura e la messa in sicurezza del grande albero. Secondo Pellini i danni dipendono anche dalle cospicue potature a cui la quercia è stata sottoposta per prevenire la caduta dei grossi rami.