Gazzetta di Reggio

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Aemilia, è polemica sugli studenti in aula La Corte li ammette

Aemilia, è polemica sugli studenti in aula La Corte li ammette

Per i giudici «è un processo che forma i giovani alla legalità» La difesa ha iniziato a controinterrogare il supertestimone

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REGGIO EMILIA. Il pubblico latita al maxi processo Aemilia, non però le scolaresche che più o meno in tutte le udienze sono state presenti accompagnate sia dai loro insegnanti, sia dai volontari di Libera sulla scia del progetto dell’associazione che ha come fine il promuovere fra i giovani legalità e giustizia.

Ma ieri, inaspettatamente, è spuntata la polemica proprio sulla presenza in aula degli studenti. A sollevare la questione alla Corte è l'avvocato Luigi Comberiati (difensore di Pasquale Brescia) che sottolinea l'irregolarità della presenza degli studenti minorenni, ai sensi dell'articolo 471 del codice di procedura penale. La norma afferma infatti che alle udienze non sono ammessi, tra gli altri, «coloro che non hanno compiuto 18 anni».

In aula vi sono una ventina di ragazzi delle scuole superiori di Argenta (Ferrara), tra di loro anche dei maggiorenni.

A innescare la querelle sarebbero stati però in prima battuta alcuni parenti degli imputati che – dice un testimone – avrebbero detto agli studenti: «Andate a studiare invece di stare qua a perdere tempo».In occasione dello sciopero della scuola gli istituti sono però chiusi e gli stessi insegnanti che hanno accompagnato i ragazzi hanno volontariamente rinunciato a protestare. La Corte si ritira in camera di consiglio per decidere sul punto e dopo diversi minuti i giudici ne escono respingendo il “nodo” sollevato dal difensore. Valutata la questione in punta di diritto, il presidente Francesco Caruso ritiene che al principio sancito dalla legge si possa derogare «come fondamentale ausilio alla formazione dei giovani alla legalità» e considerato «l'interesse particolare riconosciuto a questo processo di cui è stata autorizzata in tempo reale la diffusione mediatica». A questo punto è stato sentito il medico che ha valutato le condizioni di salute di Alfonso Paolini in quanto l’imputato ha chiesto il trasferimento dal carcere agli arresti domiciliari: è emerso un quadro clinico delicato per problemi cardiaci, ma la dottoressa sottolinea che «i controlli sanitari alla Pulce sono nettamente superiori a quelli che avrebbe a casa».

Si è poi chiusa la testimonianza del maggiore dei carabinieri Andrea Leo sulla genesi di questa maxi inchiesta antimafia, per passare successivamente al suo controinterrogatorio da parte dei difensori che andrà avanti anche nella prossima udienza.