Gazzetta di Reggio

Reggio

LA NOSTRA TERRA

La storia dei reggiani passa sulla Statale 63

Andrea Mastrangelo
La storia dei reggiani passa sulla Statale 63

Il volume del fotografo James Bragazzi e della scrittrice Clementina Santi unisce alcuni fra gli angoli più belli e le storie più interessanti della provincia

4 MINUTI DI LETTURA





CASINA La leggenda vuole che uno fra i primi a servirsi del Passo del Cerreto per arrivare nella Pianura Padana sia stato Annibale, alla guida delle truppe con cui marciava verso Roma. E’ una leggenda, non ci sono prove concrete del passaggio del guerriero cartaginese; quello che invece è certo è che il Cerreto è da sempre una fondamentale via di comunicazione fra la pianura e il mare, uno strumento di unione fra i popoli che ha acquistatovia via maggiore importanza con il progresso delle comunicazioni.

Dall’inizio del Novecento, quando si parla del Cerreto non si intende solo la località del Passo ma anche e soprattutto la strada statale che ne porta il nome, quella statale 63 che guardando la carta geografica taglia la provincia di Reggio Emilia da Nord a Sud, un asse che con il proprio tracciato visualizza perfettamente il ruolo di collegamento fra mondi diversi e complementari l’uno all’altro: quello della pianura con le risorse dei campi e oggi delle industrie, quello della montagna con la potenzialità offerta dalla natura, quello della costa che rimanda non solo al turismo ma soprattutto a un orizzonte che spazia per tutto il Mediterraneo.

[[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:cronaca:1.10843786:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.10843786:1649450326/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Non a caso dal boom economico in poi la statale del Cerreto ha riempito le cronache dei giornali, per la necessità assoluta di trovare soluzioni che la rendessero più sicura, meno tortuosa e soprattutto più rapida. Spostarsi è sempre più importante: la statale 63 ha finito per diventare il simbolo stesso della viabilità reggiana, un simbolo al quale si sono aggiunte nel 1964 l’Autostrada del Sole e pochi anni fa la stazione dell’Alta velocità ferroviaria.

Proprio per questo la statale 63 è stata l’oggetto di una importante serie di studi storici, fra i quali “Il Cerreto e la sua strada, un futuro con radici antiche”, scritto da Gino Badini e pubblicato dall’amministrazione provinciale, uno scrigno di notizie interessantissime che ci offrono uno spaccato di vita reggiana dai tempi antichi a oggi. La più recente fra queste pubblicazioni – che non per niente si intitola “SS 63” – porta anch’essa il marchio della Provincia ed è una raccolta di fotografie realizzate dal casinese James Bragazzi alle quali si aggiungono 63 testi di Clementina Santi, figura di riferimento nel mondo culturale e letterario di Reggio Emilia.

Non solo Reggio, non solo pianura. Verrebbe da dire così sfogliando il libro, che infatti ci presenta la statale del Cerreto in tutti i suoi aspetti, non limitandosi agli scorci più conosciuti; quindi non solo i ponti più arditi in montagna e gli attraversamenti di alcuni borghi, ma anche le immagini del versante toscano, molto più breve ma bello, e i colori della nostra campagna, tanto diversi a seconda delle stagioni.

[[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:cronaca:1.10843792:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.10843792:1649450326/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

La statale 63 è praticamente da sempre una fucina di desideri e di cantieri. Per anni e anni si è discusso della necessità di velocizzare il tracciato nella parte collinare fra Vezzano e Castelnovo Monti e dopo infiniti dibattiti, infinite promesse elettorali e lavori durati anni si è arrivati alle sei gallerie che hanno tagliato fuori una volta per tutte i famigerati tornanti che sbucavano in piazza a Casina. Tornanti che, volendo fare i romantici, erano lunghi e scomodi ma che sono rimasti nel cuore di generazioni di reggiani (quelli di città) a ricordo di tante gite con la bella stagione. Giusto alcuni anni fa, una canzone dialettale che ebbe un grande successo venne intitolata proprio “I tornant ed Casina” .

[[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:foto-e-video:1.10844841:MediaPublishingQueue2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/foto-e-video/2015/02/11/fotogalleria/i-colori-e-i-capolavori-lungo-la-statale-63-1.10844841]]

Ma la statale del Cerreto non è sempre stata quella striscia di asfalto che tutti conosciamo oggi. Ci sono state epoche (e il libro di Badini ce ne fornisce una chiara immagine) in cui il tragitto non era altro che una tortuosa mulattiera, nella parte più bassa collegata al corso del Crostolo e in quella più alta ricavata all’interno dei boschi. Una mulatteria lungo la quale non era infrequente imbattersi in banditi che imponevano ai viaggiatori una sorta di pedaggio estorto con la violenza. Anche se la strada era quello che era, tutti avevano però bene in testa la necessità di mantenere aperta una via di comunicazione fra Reggio e il Tirreno, tanto che nel Settecento vennero salutati come un successo incredibile i lavori che permettevano di coprire la tratta dalla costa alla città in circa 24 ore consecutive di viaggio a dorso di mulo.

E’ con l’unità d’Italia che però la strada comincia ad assumere la fisionomia attuale. Nel 1863, dopo essersi chiamata Strada Statale 23 e poi 38, le viene assegnato quel numero 63 che le resterà per sempre e che oggi compare sulla copertina del libro di Bragazzi e Santi, nella foto che riproduce il numero realizzato in ferro sulla cancellata della casa cantoniera di Marola. Poi con il Novecento vennero le asfaltature e gli adeguamenti secondo le necessità dei nuovi mezzi di locomozione e del trasporto pubblico.

[[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:cronaca:1.10843796:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/image/contentid/policy:1.10843796:1649450327/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Solo poche settimane fa sulla SS63 si sono chiusi i cantieri per alcune migliorie fra Casina e Castelnovo Monti ma altre partite restano aperte, come la sistemazione della enorme frana aperta da anni a Pigneto, nella parte più vicina al passo. E soprattutto come l’apertura del nuovo tracciato fra Bocco e Canala che accorcerà una volta di più i tempi di percorrenza per le migliaia di persone che dalla montagna scendono in città per lavoro. La strada del Cerreto insomma è destinata a scrivere ancora qualche pagine di storia per i reggiani.