Gazzetta di Reggio

Reggio

sanità

True Beam, un acceleratore da 6 milioni

di Roberto Fontanili
True Beam, un acceleratore da 6 milioni

La macchina all’avanguardia, unica in Italia, sarà operativa dal 16 febbraio nel reparto di Radioterapia Oncologica

3 MINUTI DI LETTURA





REGGIO EMILIA. E’ stato presentato ieri l’acceleratore lineare per la cura dei tumori che dal 16 febbraio sarà operativo nel reparto di Radioterapia Oncologica dell’Arcispedale e che ha richiesto un investimento di 6 milioni di euro. Una tecnologia potente, precisa, veloce e versatile che oltre a curare diverse tipologie di tumori, consentirà di fare ricerca, soprattutto sui tumori cerebrali particolarmente aggressivi. Il True Beam è una macchina all’avanguardia che assomiglia a una grande “cornetta telefonica” e che quasi riempie il bunker colorato di azzurro dalle spesse pareti in piombo che lo ospita.

In realtà, come ha detto ieri in occasione dell’inaugurazione ufficiale (che ha dato il via alle celebrazioni del 50° del Santa Maria Nuova) il direttore generale Ivan Trenti, «è il primo acceleratore del genere in funzione in Italia. Una Ferrari da Formula 1 che ci siamo potuti permettere perché abbiamo i piloti in grado di guidarla ed è il frutto di un impegno corale».

Il taglio del nastro ufficiale ha visto la presenza di tanti cittadini che hanno avuto l’occasione di visitare i reparti di Radioterapia, Medicina Nucleare e Fisica Medica (rimasti aperti anche nel pomeriggio) ma anche di tante autorità: l’assessore regionale alla Sanità Giorgio Venturi, il vice sindaco di Reggio Matteo Sassi, il presidente della Provincia Giammaria Manghi, il sottosegretario Andrea Rossi e i consiglieri regionali Ottavia Soncini e Silvia Prodi. Con loro i volontari di Apro, medici e operatori dell’ Arcispedale, il presidente della Cciaa Stefano Landi. E poi Sonia Masini e l’ex vice presidente della Fondazione Manodori Cristina Carbognani, tra le prime a credere nel progetto partito solo nel 2011.

Una Ferrari l’acceleratore lineare lo è anche nel costo: 3,5 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 2,5 milioni (a carico dell’Arcispedale) per il software, l’assistenza e l’adeguamento dei locali. I primi 1,5 milioni di euro sono arrivati dalla Fondazione Manodori con il presidente Gianni Borghi che si è detto «soddisfatto di aver contribuito progetto» e 500mila euro sono stati raccolti dall’Onlus Apro (ex Ascmad-Prora), che ha ricordato il presidente e primario di Medicina III Giovanni Fornaciari «grazie ai cittadini reggiani in 30 anni ha raccolto oltre 5 milioni di euro e oggi è impegnata per un nuovo progetto per il Reparto di Endoscopia di Romano Sassatelli».

Poi è arrivato il finanziamento dal Ministero della Salute di 1,6 milioni «per il progetto di ricerca che l’Arcispedale ha potuto presentare in quanto Ircss», ha sottolineato il direttore scientifico Giovanni Apolone. Sono stati invece Cinzia Iotti e Mauro Iori, direttori di Radioterapia e Fisica a illustrare le potenzialità e le caratteristiche della nuovo acceleratore.

Con la prima che ha sottolineato come «sarà utilizzato in particolare per trattare i tumori più complessi». Ma non solo. Dal 16 febbraio i primi a essere adagiati sul lettino della nuova macchina in grado di ruotare su se stessa di 360°, saranno pazienti affetti da tumori al polmone, prostata e mammella. Nel frattempo andrà avanti la ricerca. Proprio l’impegno del pubblico e dei cittadini è stato il filo conduttore degli interventi degli amministratori.

Matteo Sassi ha sottolineato come «il capitale sociale e umano di Reggio sia la risposta migliore alla infiltrazioni mafiose», mentre Giammaria Manghi ha rimarcato come «Reggio abbia realizzato il progetto in tempi brevi e certi». Infine l’assessore regionale, alla sua prima uscita pubblica ha rimarcato come «Reggio sia un Istituto di Ricerca che ha saputo guadagnarsi dall’Ue quel riconoscimento andato solo a tre aziende sanitarie in Italia e quindici in tutta l’Unione».