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Storie di ordinaria crisi: «Mi sento ricattato e usurato»

Storie di ordinaria crisi: «Mi sento ricattato e usurato»

Cadelbosco Sotto, «la banca vuole la mia casa: a ottobre mi butteranno fuori»

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CADELBOSCO SOPRA. «Non riesco più a dormire, non penso ad altro. A 60 anni, dopo una vita come imprenditore edile, devo mandare domande di lavoro, curriculum. Ha senso?». Non riesce a stare fermo, né a placare quella rabbia sorda che lo sta rodendo, Salvatore Zoretti. «Ho passato dieci anni in Germania, sono 50 anni che lavoro. Non so neanche quante case ho costruito», dice. Poi, nel 2006, la decisione di comprare un distributore di benzina Erg a Cadelbosco Sopra, il paese dove vive da decenni con la sua famiglia e dove ha costruito una bella casa con tre appartamenti indipendenti. Una scelta pensata per avere tranquillità, e che invece lo ha condannato. «Ho aperto nel 2006 e ho dovuto chiudere nel 2009. Non potevo più pagare la luce e ho chiuso l’attività dopo tre anni e mezzo», racconta. Per partire, aveva acceso un mutuo da 160mila euro, «non per spese vive, ma per le fideiussioni e le garanzie bancarie necessarie».

Al momento di abbandonare l’attività doveva ancora saldare 65mila euro e «adesso, per quella somma, rischio di perdere la mia casa ed altre casette che ho iniziato a costruire sempre nel centro di Cadelbosco. Un valore di 750mila euro, e non c’è modo di fermare la cosa: a ottobre mi manderanno fuori di casa». «Nel 2006 vendevo15mila litri di benzina al giorno – spiega Zoretti – tre anni dopo poco più di un decimo di quella quantità. La gente non trova lavoro, non ha soldi e fa meno rifornimenti. Inoltre hanno aperto un altro distributore “bianco”».

Qui inizia la sua disavventura con le banche: «Ho ritirato la fideiussione: era di 50mila euro e non di 85mila, come in origine, per via degli investimenti sbagliati fatti dall’istituto. In più, la banca mi ha ordinato di tenere aperta la partita Iva del distributore, di non chiudere la Snc che avevo aperto per potersi rifare su quel profilo. È stato quasi un ricatto. E io in questi anni ho dovuto pagarci le tasse, e nel redditometro mi sono trovato nei guai». Perché, aggiunge, «io non risultavo disoccupato, e adesso ho dei problemi per il diritto alla pensione. Ho 168mila euro da saldare ad Equitalia e mi hanno fatto un verbale da 64mila euro». Il motivo? «I loro conti del redditometro avevo cointestate cinque auto. Non perché fossi ricco, ma perché ero nella miglior categoria dell’assicurazione e con il mio nome, assieme a quello dei miei parenti, spendevamo molto meno di assicurazione. Tutto qui».

Zoretti da anni gira in cerca di una soluzione. «Ho parlato con dirigenti, funzionari. Nulla. Ho proposto di saldare il debito pagando mille euro al mese con acconto iniziale. Ma “o tutta la somma o niente”, mi è stato risposto. Io tutti quei soldi non ce li ho. La banca vuole la mia casa, e io dove andrò? E la mia famiglia?», dice sconsolato. E adesso, la disperazione è color della pece.

«Mi sento ricattato, usurato. Mi è stato detto che se non pago mi segnalano alla centrale rischi, e a quel punto sono finito per sempre – continua –. Ho lavorato 16 ore al giorno per una vita, adesso devo trovarmi a 60 anni a mandare curriculum? E poi chi mi prende? Finirò per morire». (adr.ar.)

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