Morte in auto, la variante sotto accusa
Guastalla: la vecchia Cispadana è senza vie di fuga. In quel tratto, quattro decessi e numerosi feriti dal 2008 in poi
GUASTALLA. L’incidente mortale di lunedì pomeriggio, avvenuto sulla Variante 62R Cispadana, a poca distanza dal distributore multicarburante “Cimoil” all’altezza dell'abitato di San Giacomo, ripropone l’annoso problema del tratto vecchio costruito tra gli anni ’70 e ’80, che non è più adatto a sopportare l’intenso traffico veicolare che si è sviluppato su questa importante arteria stradale che, di fatto, ha assunto il ruolo di “Tibre”, ovvero di collegamento tra l’autostrada del Brennero e il Tirreno.
Spending review, crisi economica e mancanza di risorse non devono essere assunte come scuse per non cominciare a ragionare sul fatto che quel tratto vecchio deve essere allargato. Non ha vie di fuga: in caso di pericolose manovre di sorpasso, chi sopraggiunge dalla parte opposta non ha possibilità di scampo o di potere, quantomeno, evitare eventuali impatti buttandosi sulla destra. Non ci sono corridoi. Ormai i camionisti – forse per risparmiare tempo e carburante – hanno capito che per raggiungere Parma e la A15 o la A12 non hanno più bisogno di percorrere la A22 fino a Modena per poi proseguire sulla A1 in direzione di Reggio. La Cispadana è diventata, da un po’ di tempo a questa parte, una sorta di autostrada dove il limite dei 90 orari non viene quasi mai rispettato. I controlli di velocità sono sporadici, ma soprattutto, nonostante le molte rotatorie costruite sul tracciato per evitare crocevia pericolosi e incidenti mortali, sono presenti ancora tanti incroci a raso, per i quali andrebbero studiate soluzioni alternative per mettere in sicurezza il tratto di Cispadana tra Guastalla e Gualtieri dove, recentemente, sono avvenuti molti incidenti, anche mortali. E’ una lunga scia di sangue: il 20 ottobre 2008, all’altezza dell'abitato di San Martino, cinque giovani tra i 18 e 20 anni che tornavano dalla discoteca sono rimasti gravemente feriti mentre viaggiavano a bordo di una Fiat Multipla; il 26 maggio 2010, sullo svincolo per Boretto muore un’operatrice socio-sanitaria di 40 anni, di Poviglio, che si era scontrata con il suo Freelander contro un Tir; il 6 ottobre 2012 le cronache riportano un altro grave incidente sulla Cispadana, all’incrocio (a raso) con via San Marco, alle porte della frazione di San Martino, dove, una 43enne di Gonzaga (Mantova), dopo aver perso il controllo della sua Volkswagen Polo era finita contro il muretto di recinzione di una casa. Il passeggero che trasportava è stato portato all'ospedale in gravi condizioni.
Il 4 marzo 2013, sul tratto della Cispadana a Pieve Saliceto muore un automobilista di 28 anni, di origine rumena, residente nel Mantovano. A Ferragosto dello stesso anno, sempre all’altezza di San Martino, un ex agricoltore di 75 anni, a bordo della sua Fiat Panda, muore in uno scontro frontale con una Fiat Punto. E quella di lunedì 28 luglio è cronaca recente: nell’ennesimo incidente, nel tratto maledetto della Cispadana, ha perso la vita un’operaia, Arife Jakupi, di 46 anni di origine macedone, residente a San Martino, sposata e madre di tre figli, che stava recandosi al lavoro. E tutti si chiedono quante morti si dovranno ancora registrare prima di un deciso intervento per eliminare criticità e pericolosità di alcuni tratti della Cispadana? La sicurezza non è più considerata un bene comune?
Mauro Pinotti