Il 20% dei reggiani è in pensione e non va oltre i mille euro al mese
Sono 110 mila i pensionati nella nostra provincia, con un importo annuo di 16.500 euro Dall’Aglio, segretaria Spi-Cgil: «Donne svantaggiate, serve eliminare le disparità della Fornero»
REGGIO EMILIA. Un reggiano su cinque è in pensione, per una percentuale pari a circa il 20% della popolazione residente in provincia. E non va oltre i mille euro al mese. È quanto emerge dalla classifica pubblicata dal Sole24Ore, proprio nei giorni in cui dal Governo si annunciano novità sul fronte previdenziale. Secondo il quotidiano economico, a livello provinciale, la percentuale di assegni erogati dall’Inps è pari al 19,4% della popolazione, per un importo medio di 1.076,3 euro: il 10% degli assegni è caratterizzato da pensioni di vecchiaia, per un importo medio di 655 euro. Un 9%, invece, riguarda pensioni di anzianità (con una cifra media di 1.539 euro), mentre il 3,8% è composto da pensioni di invalidità (426 euro).
Cifre non distanti da quelle in possesso dello Spi-Cgil, il sindacato dei pensionati: su una popolazione provinciale di circa 530mila abitanti, infatti, sono 109mila i pensionati, per un importo medio di 16.500 euro l’anno. Di questi, 20mila con una pensione minima, tra i 500 e i 750 euro al mese: «Le donne purtroppo riempiono le statistiche sulle pensioni di vecchiaia, spesso con gli importi più bassi – spiega la segretaria provincia Spi-Cgil, Marzia Dall’Aglio - anche perchè hanno maggiori interruzioni lavorative e spesso qualifiche più basse. Fra le donne, c’è un numero molto elevato di pensioni sociali e di minime». Proprio le pensioni sono al vaglio di profonde modifiche da parte del Governo. Ma, secondo Dall’Aglio, nessuna riforma delle pensione risolverà la situazione se non sarà affiancata anche da una riforma fiscale: «Ci sono diversi elementi che hanno modificato le pensioni», spiega. Tra questi, il perdurare della crisi, «che fa vedere il salto generazionale: se i lavoratori versano meno contributi nelle casse dell’Inps ci saranno sempre meno soldi per le pensioni». Ma è la riforma fiscale il vero provvedimento richiesto dal sindacato: «Abbiamo in Italia la tassazione sulle pensioni tra le più alte d’Europa -aggiunge Dall’Aglio – senza riforma fiscale le pensioni non verranno mai le rivalutazione rispetto al potere d’acquisto, che con la riforma Fornero è sceso circa del 30%».
Ed è alla base di queste considerazioni che da Cgil, Cisl e Uil stanno portando avanti assemblee e consultazioni in modo da presentare al governo una proposta unitaria sul riordino del sistema previdenziale: «Quando si parla di pensioni povere - conclude Dall’Aglio - bisogna sapere che sono destinate ad impoverirsi ulteriormente se non si interviene con giusti provvedimenti. Come Cgil, Cisl e Uil stiamo facendo assemblee per fare proposte al presidente del Consiglio sulla riforma fiscale e per chiedere che per la previdenza si tenga conto di garantire in futuro una pensione adeguata: i giovani, oggi, sono malpagati e precari, e le loro pensioni sono a rischio. Per i lavoratori anziani, invece, bisognerà intervenire sulla disparità provocata dalla riforma Fornero, che calcola le pensioni senza tenere conto della vita lavorativa e dei lavori usuranti. Per questo chiediamo maggiore flessibilità e una rivalutazione adeguata al costo della vita». Le proposte arriveranno sul tavolo del governo a settembre: «Sono temi non rinviabili sui quali bisognerà aprire un confronto. Siamo fiduciosi».