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Amianto: «E’ ok, ma cambieremo i tubi»

di Martina Riccò
Amianto: «E’ ok, ma cambieremo i tubi»

L’Iren sull’acquedotto di Caprara, che serve 7 Comuni da Campegine al Po e che ha il record (48%) di vecchie condotte

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CAMPEGINE. Quando si sente pronunciare la parola amianto, è innegabile: si scatta subito sul chi va là. Non stupisce, dunque, che la risposta della Regione all’interrogazione del consigliere Andrea Leoni abbia scatenato non poche reazioni guardinghe. Ieri la Gazzetta ha pubblicato i dati relativi agli acquedotti dei Comuni dell’Emilia Romagna, con la percentuale della presenza di tubature idriche in cemento-amianto rispetto al totale.

A destare preoccupazione è soprattutto l’acquedotto di Caprara (che serve i comuni di Campegine, Castelnovo Sotto, Poviglio, Gattatico, Gualtieri, Boretto e Brescello), che ha il 48.45% delle tubature in questo materiale (record delle province di Reggio, Modena e Bologna). Seguono gli acquedotti di Sant’Ilario (38.96%), Cavriago (38.08%), Rubiera (37.11%) che serve i Comuni di Rubiera e San Martino in Rio. L’acquedotto di Luzzara (che porta l’acqua a Guastalla, Luzzara e Reggiolo) ha il 36.26% di condotte in cemento-amianto; quello di Roncocesi (che serve i Comuni di Bagnolo, Cadelbosco Sopra, Campagnola, Correggio, Fabbrico, Novellara, Rio Saliceto e Rolo) presenta il 36.02%.

Il Comune di Reggio Emilia ha il 34.95% di tubature interessate dal problema, Montecchio il 29.98%. L’acquedotto di Salvaterra-Fellegara (per i Comuni di Albinea, Casalgrande, Castellarano e Scandiano) si attesta sul 16.41%, quello di Cerezzola (che serve Bibbiano, Canossa, Quattro Castella e San Polo) sul 9.53%. Fanalino di coda – ma in senso positivo – l’acquedotto della Gabellina (che porta acqua nei Comuni montanari di Baiso, Busana, Carpineti, Casina, Castelnovo Monti, Collagna, Ramiseto, Vetto, Vezzano e Viano) con lo 0.11% di condotte realizzate in cemento-amianto.

«Dal 2004 al 2013 – ha chiosato la vicepresidente della Regione, Simonetta Saliera – sono state effettuate 453 analisi sulle acque distribuite nelle province di Reggio Emilia, Modena e Bologna al fine di ricercare la presenza di amianto nelle stesse. E, dei 453 campioni analizzati, solo 41 sono risultati positivi per la presenza di amianto».

Ma, se le sue parole volevano essere rassicuranti, hanno invece sortito l’effetto contrario. A tagliare la testa al toro, almeno per quanto riguarda gli acquedotti e le condotte della provincia di Reggio, ci pensa Iren. «Eravamo già a conoscenza di questi dati – afferma l’ufficio stampa Iren – ma avere tubature in cemento-amianto non è un’eccezione. Le condotte realizzate in questo materiale si trovano ovunque in tutto il mondo: risalgono ai tempi in cui l’amianto non era considerato pericoloso. L’azienda, comunque, sta pian piano sostituendo le tubature dell’infrastruttura e tiene monitorata tutta le rete idrica agendo su due livelli: da una parte attuando un piano di ricerca fughe, dall’altro un piano di sostituzione. Per avere tutto sotto controllo la rete è stata divisa in tanti distretti: in questo modo è possibile accorgersi non solo delle fughe esterne, superficiali e visibili, ma anche delle falle occulte, che magari si aprono sotto il manto stradale, e intervenire prontamente per risolvere il problema. Con la stessa attenzione ci impegniamo sul fronte della manutenzione: nonostante non ci sia alcuna legge che obblighi a sostituire le tubature di cemento-amianto con altre di plastica, noi lo facciamo. Le condotte realizzate in quel materiale sono vecchie e noi vogliamo assicurare un servizio di qualità: l’acqua erogata è ipercontrollata e rispetta pienamente tutti i parametri di legge. È chiaro che, per portare a termine l’intera sostituzione delle tubature della rete idrica, ci vorrà tempo: in provincia di Reggio ci sono oltre 5mila chilometri di tubi».

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