Reggio Emilia, Calatrava e la "stazione gioiello": senza ascensore per le barelle
Reggio, nell'hub Alta Velocità disegnato dall'archistar Calatrava, soccorritori costretti a caricare i pazienti su un telo e a trasportarli lungo le scale - GUARDA IL VIDEO DELLO SCANDALO
REGGIO EMILIA. Il tema è in qualche modo emblematico del rapporto tra le archistar e il territorio. Loro, appunto, sono star. Fanno sognare il mondo, disegnano e progettano opere straordinarie. A volte, diciamo così, sembrano difettare di senso pratico.
Basti ricordare le polemiche per il nuovo ponte costruito a Venezia dallo spagnolo Santiago Calatrava: varianti su varianti, inchieste della corte dei conti, e persino una sorta di ovovia in stile dolomitico per "traghettare" da una sponda all'altra i disabili e le carrozzine, impossibilitate a inerpicarsi sul "gioiello".
L'ingresso principale della Mediopadana: un'opera costata quasi 80 milioni di euro
Lo stesso Calatrava, ora, è al centro di un'altra polemica, questa volta a Reggio Emilia dove ha disegnato tre spettacolari ponti - la sua specialità - ma soprattutto la stazione ad Alta Velocità della Mediopadana. Anche qui, qualche problema: i binari sono al primo piano, per raggiungerli ci sono le scale, le scale mobili o un ascensore circolare e trasparente. Dal quale, ovvio, non passano... le barelle. I soccorritori non potrebbero neppure usarli, gli ascensori, per emergenze mediche. Ma allora, che si fa? Ecco, allora, cosa è successo alla Mediopadana di Reggio Emilia.
Infarto in stazione.
La richiesta di aiuto arriva dalla stazione Mediopadana: un viaggiatore si è sentito male. Il 118 si mobilita, invia sul posto due mezzi, il personale sale sino al primo binario. Ad aver bisogno di un medico è un uomo che accusa forti dolori al torace. Bastano i primi accertamenti per capire che è necessario trasferirlo d’urgenza all’ospedale. Ma è qui che iniziano i problemi: l’ascensore è troppo stretto per ospitare la barella.
Così, volontari e infermieri fanno stendere il paziente sul telo e lo portano giù a mano, usando le scale. Nella stazione-monumento dell’Alta velocità si assiste al paradosso che lì proprio non ti aspetti.
Guardate questo video amatoriale
Il problema è noto da tempo. Non è la prima volta, infatti, che dalla Mediopadana arriva una richiesta di aiuto da parte di un viaggiore in transito, in questo primo anno in cui la fermata è aperta.
Ma l’inghippo è venuto a galla praticamente da subito, non appena il primo richiedente da portare all’ambulanza si è trovato davanti a un ascensore sì bello e moderno (foto qui sotto), ma troppo piccolo per contenere una barella, che sfiora i due metri di lunghezza.
E’ toccato sempre al personale di soccorso rimboccarsi le maniche, sfoderare i muscoli e portare di peso il paziente giù per le scale. Un percorso neanche tanto breve, perchè sono due le rampe di scale che collegano il piano dei binari a terra. Ma così si sono rassegnati a fare tutte le volte che ce n’è stato bisogno. Il paziente, stretto nel telo, è stato fatto avanzare gradino dopo gradino. Fino a che al termine della scala ha trovato la barella, dove è stato caricato per condurlo sino all’ambulanza che lo ha trasferito all'ospedale Santa Maria Nuova.
Il tutto davanti allo sguardo attonito di numerosi viaggiatori, che ancora non riescono a spiegarsi come mai in una stazione da 79 milioni di euro – mica una di quelle della vecchia linea dove se gli ascensori semmai ci sono, spesso nemmeno funzionano – non sia in funzione un montacarichi adeguato a una barella. Eppure, a un anno dal taglio del nastro, i soccorritori sono costretti a intervenire così.