Entrò in ospedale armato Patteggia un anno e 8 mesi
Montecchio: il 50enne fece irruzione al Franchini pretendendo della morfina Per il gup è pericoloso e deve stare sei mesi in una casa di detenzione e cura
MONTECCHIO. Ha patteggiato un anno e otto mesi per tentata estorsione e lesioni. Ma il giudice ha disposto per lui una misura di sicurezza: almeno sei mesi in una casa di detenzione e cura.
E’ questo l’epilogo della vicenda che ha coinvolto Lorenzo Grossi: il 50enne che nell’ottobre dell’anno scorso fece irruzione all’ospedale Franchini di Montecchio impugnando un coltello e minacciando il personale sanitario presente.
In quel momento, al pronto soccorso c'erano una decina di persone in attesa delle visite, oltre al personale. Con il coltello in mano – con tanto di lama da 21 centimetri – Grossi minacciò medici e infermieri: pretendeva da loro che gli dessero una dose di morfina.
Nonostante i ripetuti inviti da parte dei medici e degli infermieri di calmarsi, il 50enne continuava ad agitarsi brandendo il coltello. Fino a che erano arrivati i carabinieri del paese, la cui caserma è situata fortunatamente a breve distanza dall'ospedale. A quel punto, Grossi se l’era presa con gli stessi militari, ma era stato bloccato, disarmato del grosso coltello da macellaio che impugnava e infine condotto in caserma.
Anche durante il tragitto continuava ad agitarsi e a inveire contro i carabinieri. Al punto, che era stato necessario chiedere l’intervento di un’ambulanza perché venisse ricondotto alla calma.
Ma intanto per lui erano scattate le manette. Gli era stato contestato il porto abusivo di arma bianca, la resistenza, la minaccia e l'oltraggio a pubblico ufficiale, la minaccia a pubblico ufficiale in esercizio delle proprie funzioni e l'interruzione di pubblico servizio.
Quando, qualche giorno più tardi, era comparso davanti al giudice per le indagini preliminari nell’udienza di convalida dell’arresto, l’uomo era apparso molto provato dalla situazione. Aveva chiesto più volte scusa per quel gesto violento. E aveva tentato di spiegare cosa lo avesse indotto ad armarsi e a fare irruzione in ospedale. Davanti al gip, aveva raccontato che quello stesso giorno era stato investito in bicicletta. Ma era convinto che le prime cure del pronto soccorso non fossero state sufficienti. E per calmare il dolore che sentiva aveva bisogno di morfina.
Una perizia aveva già stabilità che durante quell’azione la volontà di intendere e volere dell’uomo fosse scemata. Resta, tuttavia, la questione della pericolosità sociale. Per la quale, appunto, ora il gup ha stabilità la misura di sicurezza.
Il legale dell’uomo, l’avvocato Vainer Burani, è intenzionato a presentare istanza affinché questa non preveda la custodia, ma venga convertita in una misura alternativa come la libertà vigilata.
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