Gazzetta di Reggio

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Caccia al cinghiale, meglio la “rotazione”

Caccia al cinghiale, meglio la “rotazione”

Ramiseto: la squadra Ventasso-Succiso (oltre 90 iscritti) giudica in modo positivo l’esito della stagione

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RAMISETO. «La passata stagione, grazie alla rotazione attuata nel nostro distretto dalle autorità competenti, è stata un’esperienza proficua e interessante, che ci ha permesso di vivere il territorio in un modo nuovo, interagendo con persone e attività locali. Ciò ci ha insegnato quanto sia importante rispettare e lasciare sul territorio e non solo prelevare. Ringraziamo chi ha reso possibile tutto questo».

Così alcuni responsabili della squadra di caccia al cinghiale Ventasso-Succiso, concessionari di una vasta porzione di territorio tra i comuni di Busana e Ramiseto, si esprimono sull’esperienza condotta nella stagione venatoria da poco conclusa.

In realtà tale forma di caccia a rotazione per distretto, non è cosa nuova per il territorio reggiano ma già consolidata nell’Atc RE3 Collina. La stessa Regione Emilia Romagna ha più volte caldeggiato tale forma di organizzazione delle territorialità delle squadre di caccia al cinghiale.

«I risultati sono stati molto soddisfacenti – proseguono i cacciatori – non solo per noi ma anche per la ricaduta economica sul territorio: innanzitutto in questo modo la caccia è più divertente, anche se magari alla fine si abbatte qualche capo in meno, perché è più difficile trovare e stanare i cinghiali. Inoltre i cacciatori della squadra, sia i locali sia quelli che vengono da fuori (della squadra Ventasso-Succiso fanno parte anche numerosi appassionati della pianura, ndr) hanno occasione di conoscere meglio la montagna e il nostro territorio. Con gli agricoltori è nata una collaborazione ottimale: loro ci segnalavano le zone in cui venivano avvistati cinghiali o registrati danni, e noi andavamo lì a fare le battute. Non abbiamo ovviamente registrato fenomeni di pasturazione perché, cambiando le zone di volta in volta, perdono di senso. Infine, ogni uscita della squadra, tramite convenzione con quattro ristoranti della zona, ci ha permesso di portare una media di cinquanta persone a fare colazione e poi a pranzo in strutture del territorio, che economicamente ha significato più di 20mila euro spesi nell’arco della stagione. Tanti di noi, con amici e famiglie, anche adesso continuano a andare in quegli stessi ristoranti convenzionati per cene e pranzi visto che si è instaurato un ottimo rapporto con i titolari dei locali».

Spiegano Leandro Giordani e Matteo Leoni, responsabili della squadra di caccia al cinghiale Ventasso-Succiso: «La caccia al cinghiale si basa sulle squadre, che sono organismi importanti, e nel tempo hanno assunto dimensioni rilevanti e anche un indotto economico non indifferente. Per la maggior parte del territorio appenninico, attualmente il sistema prevede che ogni squadra abbia un proprio territorio di competenza, che resta sempre lo stesso. Questo negli anni ha portato però anche ad alcuni aspetti che non sono proprio positivi: questo essere “stanziali” delle squadre, ad esempio, ha portato a chiudersi nelle “case di caccia” e non aprirsi alle attività economiche del territorio».

«Inoltre, con zone assegnate ci potrebbe essere un eventuale rischio di fenomeni tipo la cosiddetta “pasturazione” – aggiungono Giordani e Leoni – per richiamarne dalle aree vicine e dalle zone protette i suinidi. In questo caso porterebbe la caccia a trasformarsi in una sorta di “mattanza” dei cinghiali, snaturando il vero senso dello spirito venatorio oltre ad arrecare danni all’agricoltura visto l’alta densità di animali per ettaro».

«Con un impegno di tutti e come questa nostra esperienza ci ha insegnato – concludono senza nascondere la loro soddisfazione i rappresentanti della squadra di caccia – possiamo come cacciatori-contributori ri guadagnarci il rispetto della società e contribuire all’economia del territorio, soprattutto per la nostra montagna che ne ha tanto bisogno».

Luca Tondelli