Gazzetta di Reggio

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Quartetto Italiano una leggenda nata a Reggio

Nello studio di corso Garibaldi le prime prove del più grande gruppo cameristico del mondo

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Le vicende legate alla nascita del Quartetto Italiano sono legate anche alla ricostruzione dell'Italia nell'immediato dopoguerra. Da qui l'indubbio fascino di una storia che avvinghia le leggendarie vicende artistiche del gruppo a quelle umane dei componenti e a quelle di un paese che rinasce a nuova vita. Paolo Borciani, Elisa Pegreffi e Franco Rossi si conoscono nel 1940 al Concorso Nazionale di La Spezia. Si ritrovano nell'estate 1942 all'Accademia Musicale Chigiana, ove Arturo Bonucci, titolare della cattedra di musica da camera, li fa suonare insieme con il violista Lionello Forzanti per il saggio di fine anno. Studiano il Quartetto di Debussy che eseguono il 9 settembre.

Il 20 agosto 1945 il Nuovo Quartetto Italiano inizia lo studio a Reggio Emilia in casa Borciani (in Corso Garibaldi) ove una lapide oggi ricorda l'avvenimento. L'8 febbraio 1947, in sostituzione di Lionello Forzanti che intende dedicarsi al vecchio sogno della direzione d' orchestra, entra a fare parte del gruppo Piero Farulli. Dopo il primo concerto di Mantova, Farulli rimase per quasi trent'anni, fino alla fine degli anni Settanta quando al suo posto entrò Dino Asciolla che lavorò con il quartetto finchè, nel febbraio 1980, il cerchio si spezzò.

Paolo Borciani dedicherà gli ultimi anni della sua vita alla versione quartettistica de "L'Arte della Fuga", l'enigmatico capolavoro incompiuto di Bach, che porterà al trionfo assieme ad Elisa Pegreffi e a due giovani allievi.

Numerosi i premi discografici internazionali assegnati al Quartetto Italiano. Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, Piero Farulli e Franco Rossi sono stati insigniti dal Presidente della Repubblica della Medaglia d' Oro ai benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte.

Il Quartetto Italiano è stato il più celebre gruppo cameristico italiano, apprezzato in tutto il mondo per il rigore interpretativo, l'equilibrio sonoro e la perfezione tecnica, caratteristiche documentate da una sostanziosa discografia. A distanza di oltre 30 anni, le sue esecuzioni immortalate da quelle preziose incisioni vivono come punto di riferimento assoluto a testimonianza della traccia profonda lasciata nella storia dell'interpretazione, al punto che le parole scritte da Virgil Thomson sul New York Herald Tribune del 5 novembre 1951, all'indomani del memorabile concerto di esordio, rimangono a profezia: "The finest string quartet, unquestionably, that our century has known", cioè "Il più bel quartetto, senza ombra di dubbio, che il nostro secolo ha conosciuto".

E' proprio il 1951, l'anno che apre al Quartetto Italiano nuovi orizzonti musicali e geografici: infatti suona ai Festival di Edimburgo e di Salisburgo, dove incontra Wilhelm Furtwängler per un lungo colloquio notturno che si trasforma in lezione straordinaria. Debutta negli Usa dove, fino al 1977, andrà ben 11 volte. In particolare nel 1953, (tra Usa e Canada) vi tiene 59 concerti, 13 dei quali soltanto a New York. La prova di quanto il Quartetto Italiano fosse amato negli Usa si collega il lancio effettuato nel 1977 dalla Nasa, l'ente spaziale americano, del Voyager 2 destinato ad esplorare gli spazi siderali e recante una registrazione: una sua incisione della Cavatina del Quartetto op.130 di Beethoven.

In trentacinque anni, il Quartetto Italiano ha tenuto circa 3.000 concerti. Tutti i più importanti centri musicali l'hanno avuto ospite: Argentina, Austria, Belgio, Bosnia, Brasile, Canada, Croazia, Danimarca, Egitto, Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, Irlanda, Italia, Israele, Kazakistan, Lussemburgo, Macedonia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Russia, Scozia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Usa, Uzbekistan, Zambia, per un totale di 36 paesi. La serie di tournée ha comportato viaggi per circa 1.300.000 chilometri.

Per quanto riguarda il repertorio, nel 1972 completano l'integrale di Mozart e nel 1973 l'integrale di Beethoven, mentre l'ultimo quartetto di Schubert, il monumentale D 887, dovrà attendere il 1977. Si compirà così la piena maturazione del quartetto, che negli ultimi anni di vita si dedicherà quasi esclusivamente a programmi monografici ispirati a Schubert e a Beethoven. Alla base del fenomeno Quartetto Italiano vi è, ben al di là di una tecnica individuale e d'insieme prodigiosa nel rispetto rigoroso del segno musicale, la fusione del canto all'italiana con la profondità del pensiero musicale tedesco in una sintesi che nasce da una tormentata, quasi faustiana, ricerca.

Così Paolo Borciani, nel volume “il Quartetto” (Milano, Ricordi 1973), racconta della nascita del Quartetto Italiano: «Nell'agosto 1945 formavo un quartetto d'archi con altri tre giovani che qualche anno prima avevo conosciuto. Li avevo sentiti suonare, avevamo anche suonato insieme, e ciò era bastato a farmi certo di quelle qualità che sono la migliore garanzia per una buona collaborazione musicale. Era nato così il Quartetto Italiano, allora Nuovo Quartetto Italiano. Quello di scegliere i propri compagni è il momento più importante per chi vuole formare un quartetto: trattandosi di iniziare una vita in comune, di affrontare disagi insieme, è necessario scegliere le persone adatte, le cui doti umane siano l'onestà, la generosità, la disciplina, lo spirito di sacrificio e, per chi ha una forte personalità, anche una buona dose di diplomazia. Ma, essendo la musica il fine principale di una tale associazione, si debbono anteporre, fin dall'inizio, le qualità musicali a ogni altro criterio di carattere personale. Si sente spesso dire, e giustamente, che il quartetto è come un matrimonio fra quattro persone, poiché esso, oltre alla costanza, esige una assoluta fedeltà che sappia resistere a lusinghe, da qualunque parte esse vengano. E' bene però subito sottolineare il fatto che il quartetto, essendo una associazione di carattere essenzialmente musicale, deve basarsi su affinità musicali che nemmeno lo studio più intenso può surrogare, e che appunto per ciò vanno ricercate fin dall'inizio. Limitare le divergenze di carattere, con un attento controllo del proprio e una certa tolleranza verso quello degli altri, è possibile e doveroso anche se difficile; adattare perfettamente un istinto musicale a un altro, troppo differente, è impossibile. Il fallimento artistico di certi quartetti deriva dal pregiudizio secondo il quale il prodotto di buoni fattori deve essere necessariamente buono. Come è certo dunque che quattro buoni elementi non formano necessariamente un buon quartetto, è assolutamente fuori discussione che, per formarlo, devono trovarsi insieme quattro veri artisti e ottimi strumentisti; che non debbono esistere fra loro gravi squilibri di valore, e che anche un solo elemento basta a guastare l'assieme».

A distanza di due anni dalla scomparsa di Paolo Borciani, (avvenuta nel luglio del 1985), per onorarne la memoria attraverso il “suo” Quartetto Italiano, è stato fondato il Concorso Internazionale per Quartetto d'Archi “Premio Paolo Borciani” per decisione unanime della giunta comunale di Reggio Emilia. Il premio è oggi diventato uno dei concorsi più importanti al mondo. Si svolge ogni tre anni al Teatro Valli ed è promosso e organizzato dalla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia.

Solo cinque delle nove passate edizioni del Concorso hanno avuto un vincitore: i Quartetti Keller, Artemis, Kuss, Pavel Haas e Bennewitz. La loro carriera ha avuto origine proprio dalla vittoria al Premio Borciani e dalla lunga tournée (circa 50 date) che viene offerta al vincitore, cui quest'anno si affianca un progetto di residenza a Reggio Emilia.

I giurati sono musicisti, musicologi, critici musicali, organizzatori musicali di fama mondiale. Fino al 2007, direttore artistico del Concorso è stato Guido Alberto Borciani, scomparso nel 2008, ingegnere con la passione del pianoforte e fratello di Paolo. Instancabile divulgatore, nel 2002 narrò in un libro, “Il Quartetto Italiano, una vita in musica”, la sua storia e successivamente, affiancò Nino Criscenti nella realizzazione del film “Il Quartetto Italiano”.

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