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Convitto, torna lo spettro della chiusura

Convitto, torna lo spettro della chiusura

Correggio, allarme dei sindacati autonomi: «Ancora nessuna conferma dell’organico e le istituzioni tacciono sul futuro»

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CORREGGIO. E’ cambiato in pochi mesi l’umore del personale docente e degli educatori del Convitto Corso. Dopo la soddisfazione per la vittoria della prima battaglia condotta da docenti, educatori e sindacati per mantenere l’apertura dell’istituzione scolastica, ora l’incubo della chiusura del “Corso” torna a farsi vivo. La mancanza di un piano di rilancio e l’assenza di una smentita della chiusura della struttura da parte delle istituzioni per il personale del Convitto, sono i primi segnali che decretano un piano preciso di “smantellamento” dell’istituzione scolastica così come si è sempre conosciuta, a favore di un piano di rilancio che privilegerebbe, invece, il polo professionale (con convitto annesso).

«La confusione diffusasi circa le sorti dell’istituto correggese è risultata ben evidente nello scorrere dei mesi - spiega in una nota l’Unione Sindacale di Base del Pubblico Impiego Scuola – e sono stati coinvolti diversi attori istituzionali che, però, non hanno mai espresso ufficialmente la volontà di mantenere vivo il Convitto e i suoi particolari servizi di residenzialità».

Sarebbe stato proprio questa mancanza di chiarezza a confermare i dubbi del personale docente. «Questa situazione ha portato a un disorientamento della potenziale utenza e dei lavoratori i quali, in assenza di ratifica istituzionale hanno ricercato strade diverse alla permanenza nel “Corso” dando per scontata la chiusura». Per questo, l’Usb accolla le responsabilità alle istituzioni. «Crediamo che le responsabilità istituzionali siano gravose e che l’eventuale non conferma dell’organico dell’anno scolastico 2013/14 vada ad ascriversi ad un tentativo di soppressione della convittualità agito in maniera surrettizia. Tali responsabilità sono di ordine sociale, politico e morale, e ignorano la condizione dei lavoratori dell’istituto correggese e quella delle famiglie, le quali non potranno beneficiare che di un istituto debilitato nella sua capacità pedagogica ed educativa e, probabilmente, incapace di gestire i servizi sottoscritti per i propri figli». (s.p.)