Gazzetta di Reggio

Reggio

Tafferugli in via Emilia Aq16 contro la polizia

di Evaristo Sparvieri
Tafferugli in via Emilia Aq16 contro la polizia

Volano transenne all’arrivo di Matteo Salvini, leader del Carroccio, i collettivi tentano di forzare gli sbarramenti per impedire il convegno della Lega Nord

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REGGIO. Ore 10.20, piazza Gioberti. Il corteo organizzato dal Laboratorio Aq16 comincia a mobilitarsi lungo via Emilia Santo Stefano. L’obiettivo è l’hotel Posta, dove di lì a qualche minuto è atteso il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, in occasione della tappa reggiana del “Basta Euro Tour”, proprio in concomitanza con le celebrazioni del 25 aprile. Una coincidenza non andata giù ai collettivi, da giorni sul piede di guerra al grido di “Respingiamo la Lega”, decisi sin dalle 9 del mattino a dar vita ad una dura contro-manifestazione di protesta: «Se le forze dell’ordine proveranno a fermarci cercheremo di passare lo stesso», annunciano minacciosi sotto l’obelisco, in piazza Gioberti. E, quanto più si avvicinano al loro bersaglio, tanto più sale la tensione: due gli sbarramenti saltati in via Emilia, quando tra cori e fumogeni riescono a superare due blocchi, forzando le transenne in un muro contro muro con le forze dell’ordine. Alla fine si fermano all’altezza della Bnl, mentre Salvini, accolto dal candidato sindaco del Carroccio, Gianluca Vinci, e dal segretario emiliano, Fabio Rainieri, raggiunge indisturbato la sala del convegno, sbucando all’improvviso da via Vittorio Veneto.

CENTRO BLINDATO. Camionette della polizia lungo la via Emilia. I carabinieri del reparto mobile di Bologna, invece, a presidiare l’hotel Posta, già dalle 8, impedendo a chiunque di avvicinarsi. E poi nastri bianchi e rossi a limitare il transito anche nelle strade limitrofe: via Migliorati, via San Paolo, via Guido da Castello. I toni della vigilia erano stati accesi. E arrivando in città, Salvini non le manda certo a dire ai suoi contestatori. Li definisce «pezzenti», «gentaglia» e «balordi», rispondendo spavaldo e sprezzante a chi gli fa notare il sapore provocatorio del suo appuntamento, proprio nel cuore della città del Tricolore, medaglia d’oro alla Resistenza.

IN SALA 150 LEGHISTI. «Perché Reggio Emilia? Noi stiamo cercando di salvare tutta l’Italia – replica Salvini – Euro e finanza stanno massacrando il tricolore. Una provocazione? Solo per i fascisti rossi. Il loro è un atteggiamento mafioso». Glissa invece, il leader del Carroccio, quando gli si chiede dell’accordo per le Europee con Marine Le Pen, leader del Front National, l’estrema destra francese: «Lasciamo che i francesi decidano per i francesi e gli italiani per gli italiani. Sono contento del sole, di Reggio e della sala piena. Dovevamo prenderne una più grossa, nonostante le minacce di qualche pezzente. Sono qua dietro? È gentaglia, chi se ne frega. Mi spiace per la gente che voleva esserci ma non è venuta». Ad attenderlo nella sala del convegno, circa 150 persone. Fazzoletti verdi al taschino, si lasciano andare ad un lungo applauso. Un’altra trentina di leghisti, invece, si è radunata davanti ad uno schermo allestito nell’area di sosta per auto interna all’hotel, sentendo soltanto da lontano l’eco dei tafferugli.

IL CARRO “ARMATO”. Alle 10.40, di fronte all’hotel, i carabinieri del reparto mobile di Bologna, in assetto antisommosa al pari degli uomini della polizia, cominciano ad indossare i caschi. Un segnale che la tensione sta aumentando. I centri sociali, già in corteo, hanno deciso di passare alla maniere forti. Alla testa della manifestazione, un furgoncino “mimetizzato” da carro armato, chiara presa in giro delle istanze secessioniste venete. Il camioncino si ferma davanti al primo blocco di transenne. I ragazzi del collettivo superano il finto tanke. E si trovano faccia a faccia con due squadre delle forze dell’ordine. Cominciano a spingere, facendo saltare le transenne poste all’altezza di via Monzermone. La polizia indietreggia, cercando di evitare la carica. Ma i toni salgono sempre di più: «Via la Lega da Reggio Emilia». Partono cori anche contro il sottosegretario Delrio e il ministro Poletti, a Reggio per la cerimonia istituzionale: «Nè con i nazionalisti, nè con l’Europa della banche».

VIA LE TRANSENNE. Il secondo posto di blocco è poco prima di via Guido da Castello. E quando i manifestanti arrivano, ad attenderli ci sono schierate le solite due squadre di poliziotti. Vengono chiamati i rinforzi. Ma, prima del loro arrivo, salta anche il secondo sbarramento, in un nuovo testa a testa con le forze dell’ordine. Volano via le transenne. E la polizia si trova di nuovo a ripiegare. Tre camoniette, messe di traverso all’altezza della filiale Bnl, impediscono ai manifestanti di avvicinarsi ulteriormente, durante lunghissimi attimi di forte tensione, con i collettivi e le forze dell’ordine in un ennesimo faccia a faccia che si protrae per oltre tre quarti d’ora. È in realtà una lunga azione di temporeggiamento, che alla fine dà i suoi frutti: con il passare dei minuti, i centri sociali decidono pian piano di tornare sui propri passi e, intorno alle 12, indietreggiano, imboccando via Guido da Castello ancora alla volta dell’obelisco di piazza Gioberti. Tutto finisce senza feriti.

BELLA CIAO. Nel frattempo, al Posta il convegno leghista prosegue. E mentre i ragazzi dei collettivi si disperdono, alle 12.30 le forze dell’ordine cominciano a tenere monitorati i parcheggi dell’ex Caam e di viale Montegrappa, dove gli attivisti del Carroccio hanno lasciato le proprie auto. Si temono gesti isolati. Ma tutto fila liscio. Alle 12.45 circa, infine, dal Posta esce anche Salvini, diretto per pranzo con Vinci al ristorante Don Papi. Ma prima di andare via da Reggio, un’ennesima contestazione: alcuni ragazzi seduti nel bar accanto al Posta, appena vedono il leader del Carroccio, gli intonano a distanza le strofe di Bella Ciao. Salutandolo con un unico urlo, tutti in coro: «Vergogna».

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