Gazzetta di Reggio

Reggio

Raccoglie 300 firme per riavere suo figlio

Raccoglie 300 firme per riavere suo figlio

San Martino: una giovane mamma avvia una battaglia legale e chiede aiuto anche ai concittadini

3 MINUTI DI LETTURA





SAN MARTINO IN RIO. Una petizione con 300 firme per sostenere una madre nella battaglia per riabbracciare il figlio di 10 anni. È questa la storia di una donna di San Martino in Rio che ha deciso di combattere e di chiedere aiuto ai compaesani per poter riottenere l'affidamento del figlio, che una decisione del tribunale dei minori di Bologna ha affidato al padre alcuni anni fa.

«Voglio ristabilire la verità – afferma – fissando una nuova udienza, questa volta con il tribunale di Reggio, e riavere con me mio figlio».

La vicenda ha inizio poco più di un decennio fa, tra San Martino e Correggio. La donna, all’epoca ragazza, è conosciuta da tutti nel suo paese, San Martino in Rio, dove la famiglia gestisce da anni un negozio. Lei è una giovane e promettente sportiva, capace di raggiungere grandi risultati a livello dilettantistico. Vive assieme al compagno, un correggese, dal quale ha un figlio. I due non sono sposati, e fin dai primi mesi dalla nascita del piccolo la donna capisce che con il compagno non c'è futuro: la coppia si separa.

Il bimbo va a vivere con la madre, che cerca di mantenere buoni rapporti con il padre del bambino, il quale spesso si reca nella casa della donna e trascorre del tempo assieme al piccolo. Un giorno però il difficile equilibrio degli incontri tra papà, mamma e bambino si rompe, e la tensione esplode. La vicenda viene seguita dai servizi sociali di Correggio, che redigono una relazione piuttosto dura per il Tribunale dei minori di Bologna. Il bambino viene tolto alla madre e affidato al padre.

Una decisione, quella emessa dal Tribunale dei minori, che la donna ha più volte contestato. «Il tribunale di Bologna non ha neanche voluto ascoltare le ragioni del mio avvocato, Mariastella Mescoli – racconta la donna –. L'avvocato di allora non mi ha difesa e i servizi non ci hanno aiutato per nulla; ormai con loro non voglio più avere niente a che fare. Ora mio figlio vive con il padre e la sua attuale compagna. Gli hanno detto che ho una malattia inguaribile e per questo non sono in grado di gestirlo. Lo vedo solo due ore a settimana e solo in presenza di un'educatrice: se lei va in ferie o è malata, non posso abbracciarlo nemmeno per due minuti».

La donna, assieme al suo avvocato, ha raccolto tutti gli elementi per presentare al Tribunale di Reggio, ora competente anche per i casi di affidamento da convivenza, la richiesta di riesaminare il provvedimento di affidamento. «Chiederò al Tribunale di Reggio di modificare la decisione del Tribunale dei minori, riaprendo il caso e nominando un Ctu (consulente tecnico d'ufficio, ossia un perito incaricato dal tribunale) che valuterà la mia "genitorialità", così come quella del padre e la sua situazione. Mio figlio non sta bene, soprattutto nell'ultimo anno è peggiorato molto. Vuole tornare a casa da sua madre, ne ha bisogno». La donna, seguita dallo psicologo Umberto Nizzoli, non ha precedenti penali e nemmeno problemi con gli stupefacenti. Ora chiede aiuto alla leggee anche ai concittadini: «Ho aperto una petizione su Facebook, ho le firme di 300 tra sammartinesi e correggesi che mi conoscono: loro sanno chi sono. Il loro sostegno può aiutare a capire come stiano realmente le cose».

Daniele Valisena