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Abusa della nipote di 7 anni: condannato

di Tiziano Soresina
Abusa della nipote di 7 anni: condannato

Violenze sui minori: il giudice condanna a 3 anni lo zio per i palpeggiamenti, non provate le lesioni. Assolto il patrigno: non minacciò la compagna in caserma

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REGGIO EMILIA

Abusi sessuali su una bambina – che all’epoca aveva 7 anni – addirittura mentre era in corso una festa di compleanno. Una storia allucinante che dal luglio di quattro anni fa sta dilaniando le famiglie imparentate coinvolte, perché sul banco degli accusati sono finiti due fratelli. Ieri l’epilogo del processo tenutosi in questi nove mesi rigorosamente a porte chiuse.

Il pm Maria Rita Pantani ha chiesto la condanna a 7 anni di reclusione per lo zio 69enne della bimba, accusandolo degli abusi alla nipotina (ricompresi nel grave reato di violenza sessuale su minore), mentre è stata di 4 mesi di carcere la richiesta per il 72enne (che è il compagno della mamma della piccola, in pratica il patrigno) perché avrebbe minacciato, in caserma, la convivente per indurla a non denunciare la vicenda. La Corte – dopo una lunga discussione che ha preso tutta la mattinata e circa due ore di camera di consiglio – è uscita con la sentenza: 3 anni allo zio, assoluzione “perché il fatto non sussiste” per il patrigno, una provvisionale di 5mila euro al Comune costituitosi parte civile tramite l’avvocatessa Francesca Ghirri. Per quanto concerne il principale imputato (assente in aula, come del resto il fratello), hanno fatto breccia le articolate arringhe degli avvocati difensori Enrico Della Capanna ed Oliviero Mazza, tese a dimostrare come la visita al pronto soccorso e gli accertamenti del medico legale abbiano escluso lesioni alle parti intime della bambina. Vista l’entità della pena erogata, la Corte – presieduta da Francesco Caruso, giudici a latere Alessandra Cardarelli e Dario De Luca – deve aver ritenuto provato “solo” un leggero ma pur sempre sgradevole palpeggiamento alla minorenne, insomma un’ipotesi lieve che ha anche evitato l’immediata carcerazione del 69enne.

Invece per il patrigno – difeso dal legale Giuseppe Migale Ranieri – sull’assoluzione hanno avuto un peso decisivo le testimonianze che hanno escluso la frase minacciosa rivolta alla compagna («Ti taglio la testa se denunci mio fratello») e la presenza della donna stessa in caserma.

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