Ritrovato dopo 67 anni il violino di Luigi Freddi
Luzzara: lo strumento è riemerso “grazie” ai danni provocati dal terremoto Il nipote del partigiano ucciso dai fascisti nel ’45 lo ha consegnato all’Anpi locale
LUZZARA. Dalla casa da abbattere spunta il violino dimenticato di un martire partigiano. E’ davvero incredibile la storia emersa nei giorni scorsi a Casoni, dove nella soffitta di un immobile da abbattere è stato trovato lo strumento musicale che Luigi Freddi lasciò in pegno alla famiglia Vezzani prima di essere ucciso dai fascisti il 23 marzo del 1945, a soli 19 anni.
La notte precedente, infatti, aveva tentato insieme ad altri compagni di far saltare un deposito di munizioni lasciato dai tedeschi in zona Pedrocca a Casoni: il sopraggiungere dei fascisti bloccò l'operazione. E Freddi, in fuga, riparò dalla famiglia Vezzani in nome di un’antica amicizia: a loro chiese una giacca ed un paio di pantaloni per potersi cambiare d'abito, essendo ricercato dai fascisti ed in pegno lasciò loro il suo violino, che tanto amava suonare. «Questa storia, raccontatami dalla voce di chi l’ha vissuta realmente, ha sempre avuto un po’ il sapore della leggenda, poiché di questo violino si erano completamente perse le tracce – racconta oggi Gianluca Vezzani – Probabilmente è stato custodito alla Corte Breda, dove ho vissuto per anni con la mia famiglia, ed è arrivato nella soffitta dell’abitazione di via Valbrina in cui vivo tutt’ora. Ho scoperto la sua esistenza quando ho dovuto demolire la porzione più vecchia dell’edificio, seriamente lesionato dal sisma del 29 Maggio 2012: stava nel solaio, sotto delle vecchie cassette di legno per la vendemmia».
La famiglia Vezzani ha pensato immediatamente di donare il violino alla sezione locale dell'Anpi e ieri mattina c’è stata la consegna ufficiale nelle mani del presidente Simone Lasagna: «Ho capito che questo oggetto, così importante perché rappresenta un pezzo di storia della nostra comunità, non poteva rimanere di mia proprietà – chiude Vezzani – e ho ritenuto corretto donarlo all’Anpi dove si tiene vivo il ricordo di coloro che hanno cercato di dare un futuro migliore al nostro Paese con una convinzione tale da rinunciare alla propria vita». La sera del 23 marzo 1945, infatti, Vezzani si recò con un altro partigiano, Selvino Lanzoni, nel deposito di munizioni che avrebbero dovuto far esplodere la sera precedente, ma vennero sorpresi dalla Brigata Nera: furono arrestati e trasportati in piazza a Palidano, dove furono mostrati alla popolazione come dei ladri. Solo a tarda notte furono trasportati su un carro da buoi, in piazza a Casoni dove furono impiccati e mostrati come monito. «Quello della famiglia Vezzani è un gesto nobile, avremo cura di questo cimelio come degli altri che in questi mesi ci hanno donato: stiamo pensando ad una mostra dedicata», ha detto Lasagna». Presente alla consegna anche il sindaco Andrea Costa: «Non è la prima volta che la famiglia Vezzani, impegnata nel volontariato, si distingue per l’attenzione alla comunità e per il mantenimento dei valori della solidarietà e della coesione: dall’esperienza tragica del terremoto è emerso almeno un risvolto positivo che è la riscoperta di un cimelio appartenuto ad uno dei giovani che la nostra terra ha pianto».