Snatt, l’appalto è legittimo
Campegine: il giudice si è espresso sulla causa avanzata dai facchini della Gfe
CAMPEGINE. Il giudice ha dato ragione a Snatt: l’appalto alla Gfe era legittimo.
E’ arrivata ieri la sentenza alla causa promossa da una parte dei soci della cooperativa di facchinaggio Gruppo Facchini Emiliano nei confronti di Snatt, l’azienda nella quale i soci erano impiegati nell’esecuzione dell’appalto.
La vicenda risale ormai a due anni fa, quando i soci lavoratori decisero di richiedere all’allora gruppo dirigente della cooperativa l’applicazione del Contratto Nazionale: i lavoratori erano retribuiti poco più di 5 euro all’ora.
A seguito di quella rivendicazione che produsse un accordo sindacale di applicazione graduale del Ccnl, ci furono molte dimissioni di soci, in seguito assunti in due nuove cooperative, alle quali oggi si applica il contratto Unci (che prevede un salario inferiore mediamente del 25% a quello firmato da Cgil-Cisl-Uil e dalle principali centrali cooperative).
«Col pretesto che il numero dei soci rimasti era insufficiente a garantire lo svolgere dell’attività, l’allora direzione rescisse il contratto di appalto con Snatt sospendendo dal lavoro i facchini rimasti in capo a Gfe. Questi lavoratori, dopo mesi di lotte e con l’intervento delle istituzioni, riuscirono ad ottenere la messa in cassa integrazione in deroga con la successiva collocazione in mobilità, dal mese di luglio 2012 essendo la Gfe in liquidazione» spiega Filt Cgil.
E’ qui che nacque la causa contro Snatt, ritenendo non genuino il contratto di appalto con Gfe dato che la loro prestazione veniva diretto da dipendenti Snatt e non gestito in autonomia dalla struttura organizzativa della Gfe.
«Prendiamo atto della sentenza – fa sapere il sindacato in una nota – ma noi siamo ancora di quella idea: l’attuale sistema degli appalti nasconde la più grande, complessa e scientifica organizzazione di abbattimento del costo del lavoro e dei diritti dei lavoratori e che fino al 2002 era vietato dalla legge. Tant’è che i casi si moltiplicano: Max Mara sposta l’appalto del controllo qualità da Reggio alla Cina; in un’altra azienda della nostra provincia nella quale si è ottenuta l’applicazione del Ccnl, il contratto di appalto è stato rescisso dal committente e affidato ad un’altra sconosciutissima cooperativa nella quale, ovviamente, il costo del lavoro è notevolmente più basso». «Il silenzio inquietante – fa notare – che circonda queste vicende dimostra come non esista nessuna volontà di mettere mano politicamente, istituzionalmente e legislativamente a questo sistema di sfruttamento legalizzate».