«La Moriconi come la Minetti»
Lo ha postato Filippi (Pdl) su Facebook. Il Psi pronto a querelarlo
REGGIO
«Dalla Minetti, messa nel listino di Formigoni, alla Moriconi, messa nel listino di Errani, non c’è nessuna differenza». Chissà chi o cosa ha ispirato Fabio Filippi, consigliere regionale del Pdl in Emilia-Romagna, quando lunedì, il mouse in mano, ha postato questo singolare aforisma sul suo profilo Facebook.
Fatto sta che questo slancio di creatività gli costerà caro: il Psi dell’Emilia-Romagna, per voce del suo segretario Franco Benaglia, ha già annunciato che «avvierà quanto prima procedure legali nei confronti di Filippi» oltre che «dare piena assistenza alla nostra compagna Moriconi per le procedure legali che vorrà avviare».
Non sembra preoccuparsene Fabio Filippi che si meraviglia di tanta confusione.
«Nessuna malizia, nessun intento polemico - spiega il consigliere del Pdl - ho semplicemente detto la verità. Va cambiata la legge che ha permesso alla Minetti come alla Moricone di essere elette. Non volevo offendere nessuno».
E a Marco Monari, presidente del Gruppo Pd in Regione che scrive «Filippi, in primo luogo come uomo e poi come consigliere regionale dovrebbe riflettere sugli accostamenti che ha fatto e chiedere scusa» cosa risponde? «Rispondo - reagisce pronto Filippi - che lui è peggiore sia della Moriconi che della Minetti perché nel listino di Errani è stato messo due volte».
Quello che contesta Filippi, questa la sua tesi, sarebbe semplicemente il metodo dei listini. Secondo il quale per i candidati consiglieri inseriti nel “listino del presidente” l’elettore non esprime preferenze ma vota semplicemente il capolista, che è appunto il candidato governatore. Se quest’ultimo raggiunge la maggioranza dei voti e viene eletto presidente, i componenti del listino entrano in Regione automaticamente come premio di maggioranza della coalizione vincente.
Certo Rita Moricone non ci sarà rimasta bene: l’accostamento alla Minetti che, listino o non listino, è comunque stata rinviata a giudizio per favoreggiamento della prostituzione, non è proprio un complimento. Per non parlare del momento non proprio felice per Nicole: i suoi ex-amici del bunga-bunga questa volta vogliono la sua testa, giusto per fare un po’ di apparente pulizia. «In realtà - sembra davvero contrito Filippi - mi dispiacerebbe che Rita si fosse offesa. Non era mia intenzione. Era un discorso più generale e, lo ripeto, Monari in questo senso è il peggiore di tutti».
Fatto sta che il Psi alla “tesi del listino” non crede. E, comunque, non ha intenzione di lasciar perdere. «L’accostamento è volgare, improprio e lesivo - scrive Benaglia - in quanto la Minetti sappiamo tutti essere indagata e rinviata a giudizio per favoreggiamento della prostituzione. Non a caso l’attività di Rita Moriconi in questi anni di attività consigliare si è contraddistinta per la difesa dei diritti delle donne e per la tutela della loro dignità sia professionale che sociale». E aggiunge: «Rita Moriconi è entrata nel listino del presidente Errani come frutto di un chiaro e trasparente accordo politico intercorso tra il Psi e le forze di maggioranza, presenti anche nel listino, a sostegno della candidatura del presidente Errani , non imposta per divina provvidenza come nel caso della Minetti».
Dura la reazione del presidente del Gruppo Pd in Regione, Marco Monari che, riferendosi al comportamento di Filippi, sottolinea come «il rispetto per le donne e la parità di genere evidentemente se non ce l’hai non te le puoi inventare, anche quando aggiorni uno stato su Facebook».
E ancora: «Rita Moriconi compie da anni nell’aula dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna un lavoro spesso incentrato sul fronte del rispeto delle donne e delle pari opportunità. Alla consigliera Moriconi va la nostra solidarietà».
In una parola, un putiferio.
E anche se, nel frattempo, il post di Filippi è stato cancellato, qualcuno non se lo dimenticherà facilmente.
«Propio oggi - ci diceva ieri Filippi meravigliato - in Regione ho incrociato Rita ma non ci siamo scambiati neppure una parola...». Chissà perché.