Gazzetta di Reggio

Reggio

La madre prima accusatrice

di Elisa Pederzoli
La madre prima accusatrice

Di fronte al corpo di Tiziana, Rossella Carlini aveva subito capito: l’ha ammazzata

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RUBIERA. «Mi dispiace, non posso dire niente».

Non parla Rosella Carlini. La mamma di Tiziana Olivieri non vuole commentare la notizia che il compagno della figlia, dalla notte, è sottoposto a fermo, che ha confessato di aver ucciso con le sue mani la 40enne davanti al loro figlioletto di 11 mesi. E, poi, di aver dato fuoco all’appartamento, nell’inutile tentativo di cancellare ogni traccia dell’atrocità commessa.

Non parla per motivi di indagine. Perchè i carabinieri si sono raccomandati che non lo facesse. Ma quello che pensa, la 66enne lo aveva detto un minuto dopo aver saputo dell’orrenda fine fatta dalla figlia, nell’appartamento che condivideva con Ivan Forte.

Di fronte alla casa devastata dal fumo e dalle fiamme, di fronte agli occhi scuri dei carabinieri che non le potevano dire che la figlia si era salvata, Rosella Carlini venerdì mattina aveva gridato la sua verità: «Ve lo dico io cosa è successo: hanno litigato, lui l’ha uccisa e poi ha dato fuoco alla casa».

Non si può ingannare il cuore di una madre. E Rosella Carlini di fronte a quello scenario non aveva avuto bisogno di indagini, di accertamenti scientifici. Non ha avuto bisogno nemmeno della confessione, arrivata poi nel cuore della notte, del compagno di Tiziana, per capire quello che era successo. «Lui si è salvato e lei no. Ma pensa te... Come è possibile... – aveva ripetuto più volte – Lei muore e lui niente. E il bimbo niente». Sono bastati questi dati, al suo cuore di madre, per capire che i conti non tornavano. Che era incomprensibile che in quell’incendio, seppure devastante, capace di spingere il fumo in ogni angolo della palazzina, la figlia avesse perso la vita e gli altri due nulla. Che non ci fosse stato nemmeno il bisogno di trattenerli qualche ora in ospedale. «Ha avuto il tempo di fare tutto, meno che salvare lei. Ha aspettato che si incendiasse...» gridava forte la donna.

Erano pesanti come macigni le parole di Rosella Carlini, spade affilate che feriscono prima di tutti lei, che ha avuto la forza di pronunciarle nel momento peggiore della sua vita, nell’istante in cui apprendeva che Tiziana non c’è più.

Di fronte a quella convinzione, a quella verità maledetta pronunciata senza un’ombra di dubbio, i carabinieri del Nucleo investigativo, che a Reggio stavano sentendo Ivan Forte ripetere che si era trattato di un dannato incidente domestico, erano subito venuti a prenderla per sentirla. «Ieri sera hanno litigato (ndr giovedì)...» ripeteva la donna. E che avevano litigato, lo avrebbe confermato 12 ore più tardi anche il 26enne, durante la sua confessione.

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