«Versai a Bonferroni 300mila euro»
L’ex senatore Dc, oggi nel Cda di Finmeccanica chiamato in causa dalle dichiarazioni di un ex consulente esterno
L’uragano giudiziario che si è abbattuto su Finmeccanica, alla fine, tocca anche lui. In città, ai primi guai di Guarguaglini, il ritornello era sempre lo stesso: e il Bonfo? L’ex uomo forte della destra democristiana di Reggio e non solo, parlamentare della Dc ai tempi del dualismo con Castagnetti, poi senatore e sottosegretario fino a che Tangentopoli non l’aveva costretto alla resa (indagato per le tangenti autobrennero e poi per altre vicende), negli ultimi anni si era ritagliato un ruolo più defilato, ma ugualmente centrale nella politica economica del paese, entrando nel consiglio d’amministrazione di Finmeccanica, la punta di diamante dell’industria pubblica nel mondo. E il segnale che era riuscito a raddrizzare la barca, la città lo aveva avuto nel 2003, con il matrimonio del figlio, celebrato in San Prospero, con tanto di big politici tra gli invitati e ad officiare il rito, il cardinal Ruini, amico di famiglia.
Così, uscito praticamente pulito da tutte le inchieste dei primi anni 90, sembrava esser in un primo momento rimasto fuori dalle inchieste che - da Milano, Roma e Napoli - avevano in questi mesi preso nel mirino proprio Guarguaglini e C. E proprio quella “C.” che alla fine rischia di inguaiarlo. Perché sono proprio le dichiarazioni rese da alcuni indagati che, delineando un quadro di «nomine e decisioni concordate a livello politico», in quello che viene chiamato il «laboratorio politico» per le nomine dell’ente. Nomine che, legge alla mano spettavano al ministero dell’economia, ma che in realtà venivano decise - secondo quanto raccontano gli indagati che stanno collaborando con i magistrati - da un “board” non autorizzato, se non dal fatto che rappresentava un po’ tutti i partiti politici: dal Pdl, alla Lega, al Pd, all’Udc, e persino ai Comunisti italiani. E proprio a ritirare i soldi per l’Udc avrebbe pensato il membro del Cda di Finmeccanica Franco Bonferroni. In particolare è l’ex consulente esterno di Finmeccanica, Lorenzo Cola, in due interrogatori davanti al pm Paolo Ielo (24 agosto e primo settembre) 2011 a riferire del passaggio di denaro: 300mila euro passati nelle mani di Bonferroni «agli inizi del 2008», quando Cola avrebbe portato a Borgogni «300-350.000 euro in contanti, che - racconta ai pm - mi furono consegnati da Iannilli (commercialista arrestato nell’ambito dell’inchiesta - ndr) e provenivano da sovrafatturazioni di società che lavoravano con Selex, delle quali Iannilli era formalmente il commercialista. In sintesi - afferma il consulente di Finmeccanica - Borgogni mi aveva fatto la richiesta di denaro, io la girai a Iannilli, che preparò il contante e me lo fece trovare in busta sulla mia autovettura, guidata dal mio autista... Io raggiunsi l’ufficio di Borgogni, dentro vi trovai due persone una delle quali mi venne presentata da Borgogni come il Bonferroni, cui venne consegnato il denaro. In seguito ho verificato effettivamente che la persona in questione era Bonferroni». Cola aggiunge di non essere in grado di dire se all’epoca questi fosse membro del Parlamento, ma «per noi del gruppo, Bonferroni era espressione dell’Udc. Credo ancora tesserato dell’Udc e comunque per noi costituiva un riferimento politico preciso». Una circostanza, quest’ultima, seccamente smentita dal’ufficio stampa del partito di Pierferdinando Casini:«Si precisa che il dottor Franco Bonferroni non è mai stato parlamentare dell'Udc nè risulta essere stato iscritto al partito».Interpellato su queste ultime vicende, il legale dell’ex parlamentare, l’avvocato Romano Corsi, si è detto all’oscuro di queste notizie, ha negato che il suo assistito sia indagato e ha annunciato per oggi una presa di posizione ufficiale.
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