Gazzetta di Reggio

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La storica piena del ’51 La Bassa invasa dal Po

La storica piena del ’51 La Bassa invasa dal Po

Boretto, il 14 novembre l’acqua ruppe l’argine del Crostolo a Gualtieri e invase alcuni Comuni fino a Poviglio. I ricordi di Romano Gialdini

15 novembre 2011
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BORETTO

Sessant’anni. Era il 14 novembre 1951, quando parte della Bassa reggiana venne inondata dalla piena del Po. Gualtieri, Santa Vittoria, Pieve Saliceto, Boretto, Brescello, Meletole e Fodico vennero raggiunti dall’acqua che in quella notte – impossibile da dimenticare per chi l’ha vissuta in prima persona - tracimò dal torrente Crostolo. La piena (che nel Polesine provocò anche dei morti ed ebbe effetti ancora più devastanti) costrinse molti reggiani ad abbandonare le proprie case per un paio di mesi.

I più fortunati riuscirono a trasferirsi da amici in paesi limitrofi, altri invece furono costretti a salvare il salvabile e a ricominciare quasi da zero. Abbiamo trascorso l’anniversario di questo evento storico in compagnia di una persona che nel 1951 c’era e in tutti questi anni ha vissuto a stretto contatto con il Po.

Romano Gialdini è il titolare della trattoria “Del pesce”, in via Argine, dove sorgono anche l’“Albergo del Po” e soprattutto la casa museo intitolata al padre Dino (ultimo capopontiere) dove sono custodite fotografie, vecchi attrezzi e altro materiale del vecchio ponte in chiatte sul Po, sostituito da quello in cemento nel 1967. E’ in questi locali che Gialdini ci aiuta a fare un balzo all’indietro di sei decenni.

LA ROTTA. Sono circolate tante “leggende” sulla rottura dell’argine del Crostolo che causò l’inondazione. «All’epoca – racconta Gialdini – avevo tredici anni e da quanto ebbi modo di capire, anche in base ai racconti di mio padre e di altre persone, sembra che la sorveglianza del Crostolo venne lasciata andare, abbandonata. Gli anziani raccontavano che venne fatto all’argine un taglietto con un badile, che diede origine all’allagamento. Più che di rottura, quindi, bisognerebbe parlare di taglio. Si scelse di tagliare verso monte per creare meno danni possibili: in caso contrario l’acqua sarebbe potuta arrivare fino a Quistello». Ma ancora oggi, su questa tesi, ci sono pareri discordi e accuse tra gualtieresi e guastallesi.

I RICORDI. «L’acqua arrivò a pochi centimetri dal primo piano di questa casa. A turno andavamo a dormire, io e i miei familiari, nella vicina casetta dei pontieri. All’epoca, visto che dopo l’allagamento i negozi non erano più in funzione, ci si andava a rifocillare nella mensa allestita nei locali dell’Enal. Ricordo che si andava a prendere il proprio pasto in bicicletta. Così come non si può dimenticare il suono della campana a martello, che segnalava l’emergenza. Anche qui ne montammo una».

LE CONSEGUENZE. «L’acqua arrivò a invadere diversi comuni, e per questo gli sfollati furono tantissimi. Tante famiglie si trasferirono a Reggio in attesa del ritiro delle acque. Ricordo che mio padre, insieme ad altre persone, partecipò a Gualtieri al salvataggio delle mucche e di tutto il bestiame di una famiglia che si era trovata in difficoltà».

IL PO E’ CAMBIATO. «Nel corso degli anni – prosegue Gialdini – il letto del fiume si è abbassato di cinque metri. Una conseguenza della volontà di incanalare il letto stesso per renderlo navigabile. Ma nell’operare questo restringimento, si sono avute conseguenze ben visibili: al giorno d’oggi, quando la portata e il livello aumentano, il fiume può cresce di tre metri in ventiquattro ore. Una volta avrebbe impiegato tre giorni. Oggi il Po ha lo stesso corso di un affluente, viene giù a rotoli. E’ evidente che il clima e le condizioni idrogeologiche siano cambiate anche a causa dell’intervento dell’uomo».

LE ALTRE PIENE. Dopo aver parlato dell’alluvione del 1951, non si può non chiamare in causa anche l’ultima piena del Po, che ha raggiunto il suo culmine la scorsa settimana.

Il fiume ha raggiunto la sua quota massima di 6,07 senza creare particolari problemi. «Nel corso della mia vita – aggiunge Gialdini – ho visto tanta di quell’acqua che non potete nemmeno immaginare, qui siamo costretti a fare dei traslochi due volte all’anno a causa dell’innalzamento del fiume. L’ultima piena è stata del tutto normale, solo che la gente si è un po’ allarmata dopo aver visto le terribili immagini provenienti dalla Liguria. La piena del 2000? Quella è stata la più alta in assoluto. Vado ripetendo da anni che se si dovesse verificare di nuovo un disastro simile in Piemonte, il livello record di quell’anno sarebbe superato».

Andrea Vaccari