Grande Fratello alla Kerakoll di Sassuolo: l’ad spiava anche Sghedoni junior
Carpiti e falsificati i messaggi di Gian Luca dopo la sua uscita dalla società. Intrusioni anche in telefoni e pc di 12 tra dipendenti e collaboratori
SASSUOLO. L’ex amministratore delegato Gian Luca Sghedoni spiato, assieme ad altri 12 dipendenti di Kerakoll, il colosso dell’edilizia di Sassuolo coinvolto nell’indagine della Procura di Torino sullo spionaggio industriale. Oggetto non solo di un’interferenza illecita nelle comunicazioni tramite telefoni, pc e tablet, ma anche di falsificazione dei contenuti di alcuni messaggi. Per arrecare un danno professionale. È la nuova clamorosa rivelazione dall’inchiesta condotta dai pm Gianfranco Colace e Giovanni Caspani su Riccardo Ravera.
IL QUADRO D'INDAGINE
Come riferito dal quotidiano “La Stampa”, al centro dell’inchiesta c’è Riccardo Ravera, 60enne residente nel Torinese chiamato una volta “Arciere”, quando era colonna della squadra Crimor - ovvero il gruppo speciale del Ros dei carabinieri di Roma guidato dal capitano Ultimo che nel gennaio 1993 arrestò il super ricercato Totò Riina, capo dei Corleonesi. Dal 2012 Ravera è in pensione, ed è diventato consulente di società di investigazioni private. Per la procura di Torino in realtà è qualcosa di più, perché ritiene che sia amministratore di fatto delle società Crew Service e Crew Investigazioni, con sede a Torino, a loro volta collegate con altre società.
La procura lo accusa di corruzione, associazione per delinquere finalizzata alle interferenze illecite nella vita privata di dirigenti di multinazionali come la Kerakoll appunto, accessi abusivi ai sistemi informatici ed esercizio abusivo della professione. Perché non ha l’abilitazione dello Stato per fare l’investigatore privato.
Scopo dei presunti spionaggi industriali, quello di screditare manager ma anche di danneggiare posizioni professionali minori. Azioni che per la procura torinese sono state commissionate da Andrea Remotti, amministratore delegato della Kerakoll spa scelto da Fabio ed Emilia Sghedoni (figli del fondatore Romano Sghedoni) dopo la decisione del fratello Gian Luca Sghedoni di uscire dalla società nel 2019. Remotti rimase al timone di Kerakoll fino al novembre 2022, quando lasciò all’improvviso l’azienda. Anche Remotti è indagato, con più episodi contestati. E sono indagati anche Fabio ed Emilia Sghedoni, ma a loro è contestato un solo episodio.
L'ACCUSA AGLI SGHEDONI
Fabio ed Emilia Sghedoni sono accusati, in concorso con Remotti e altri, di aver intercettato (mediante strumenti di ripresa visiva e sonora) i contenuti di una riunione svoltasi il 20 marzo 2021 a Sassuolo nel Green Lab di Kerakoll, precisamente un locale utilizzato da Romano Sghedoni per riunioni personali. Oggetto delle intercettazioni le conversazioni tra lo stesso Romano Sghedoni, all’epoca presidente del Modena Calcio, e gli altri partecipanti all’incontro: Maurizio Setti (presidente dell’Hellas Verona non indagato per questa vicenda), Roberto Cesati (direttore generale del Modena Calcio in quel momento) e Stefano Bassi.
In questo modo, avrebbero ottenuto informazioni private. In una nota, la Kerakoll ha fatto sapere che in merito alle accuse, «Fabio ed Emilia Sghedoni sono sereni rispetto all’attività dell’autorità giudiziaria e confidano che sarà accertata la loro estraneità ai fatti». Da parte sua, Ravera assicura di aver svolto pedinamenti regolari e che, secondo quanto riporta “La Stampa”, gli apparecchi per documentare gli incontri sarebbero stati consegnati alla dottoressa Sghedoni, non violando quindi le regole sulle intercettazioni.
GIAN LUCA E I DIPENDENTI
Ora però si scopre che per la procura anche Gian Luca Sghedoni è stato oggetto di interferenze illecite, commissionate da Remotti e attuate da esperti informatici sotto la regia di Ravera. E con lui, sarebbero stati oggetto di intrusioni altri 11 tra dipendenti e collaboratori Kerakoll. Si tratta di episodi datati 26 febbraio 2021, 3 maggio 2021 e 19 giugno 2021. Non c’è precisazione dei luoghi, perché le persone con gli apparecchi violati potevano essere in giro per l’Italia, o il mondo. All’epoca Gian Luca Sghedoni aveva già lasciato l’incarico di amministratore delegato Kerakoll, e gli era succeduto Remotti.
Secondo i pm torinesi, su commissione di Remotti i tecnici in quelle occasioni «si introducevano nei sistemi informatici o telematici, protetti da misure di sicurezza e precisamente dispositivi quali telefoni, pc, tablet, indirizzi di posta elettronica in uso a Gian Luca Sghedoni e altri dipendenti e collaboratori della Kerakoll, acquisendo informazioni sui contatti dei titolari di sistemi, sui loro spostamenti e sul contenuto delle conversazioni intercorse tra loro e con terzi». Si tratta sostanzialmente di messaggi Whatsapp e email, che sarebbero stati acquisiti non per semplice curiosità. L’accusa è infatti anche quella di aver falsificato il contenuto di alcuni di quei messaggi «al fine di arrecare a sé o ad altri un vantaggio, e di arrecare ad altri un danno, precisamente ad alcuni dipendenti (12 quelli individuati in questo caso, ndr) e all’ex amministratore delegato Gian Luca Sghedoni».
Per quale motivo? Questo sarà da capire nel proseguimento d’indagine. Certo lascia sorpresi l’azione diretta non solo verso figure apicali ma anche nei confronti dei dipendenti. Insomma, più si approfondisce la storia, più crescono le domande.