Dottori e infermieri pronti allo sciopero: «Senza assunzioni il sistema affonda»
Le risorse stanziate dal Governo ritenute insufficienti rispetto alle necessità
Reggio Emilia Si alza lo scontro tra maggioranza e opposizione sulla sanità, con toni che paiono destinati a crescere ancor di più visto che il personale sanitario di ospedali e ambulatori minaccia una protesta nazionale per il 20 novembre.
Al centro delle polemiche ci sono i finanziamenti del sistema sanitario nazionale annunciati da Giorgia Meloni per la prossima manovra finanziaria, la legge fondamentale per i conti dello Stato. E così, se il premier e la leader del Pd Elly Schlein duellano a suon di cifre non va meglio la situazione sui territori dove i sindacati sanitari rilasciano dichiarazioni durissime.
Lotta tra leader
«Facciamo chiarezza – attacca Meloni – abbiamo +6, 4 miliardi di euro per la sanità in due anni (+2, 37 miliardi quest’anno e +4, 12 miliardi nel 2025) , un record nella storia d’Italia per il fondo sanitario nazionale che arriva a 136,48 miliardi nel’25 e 140,6 miliardi nel 2026. Il resto sono mistificazioni». Il ministro della salute Orazio Schillaci, però, sperava che il sistema sanitario nazionale già per il prossimo anno potesse contare su 3,7 miliardi di euro in modo tale da dare l’ok al maxi piano nazionale di assunzioni di 30mila medici e infermieri. Ora invece si andrà necessariamente a rilento con le assunzioni e anche probabilmente con la detassazione di alcune voci della busta paga dei sanitari. Elly Schlein, dicevamo, ha ha risposto duramente a Meloni: «In tutto il mondo la spesa sanitaria si calcola sul Prodotto interno lordo e non in valori assoluti: il fondo sanitario nazionale in rapporto al Pil scenderà nel 2025 e nel 2026 al 6,05%. È il minimo storico degli ultimi 15 anni e se ne rendono conto i 4,5 milioni di italiani che hanno rinunciato a curarsi perché non possono permetterselo. Finitela una volta per tutte con il gioco delle tre carte sulla salute». A corredo la segretaria pubblica una tabella riassuntiva da cui si vede come il rapporto tra fondo sanitario e Pil ha superato il 7% (7,18%) solo nel 2020 mentre negli altri anni dal 2010 quando era al 6,52% a oggi che è al 6,05% è sempre sceso. Ovviamente nel tempo, per fortuna, sia il fondo in valore assoluto sia il Pil crescono praticamente sempre.
A rispondere alle cifre della premier è anche Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe: «Presidente Meloni il suo tentativo di fare più chiarezza confonde ulteriormente perché lei somma le risorse assegnate alla sanità in due Leggi di bilancio,’24 e’25. In attesa del testo della Manovra, stando al documento programmatico di bilancio, i numeri sono: +0,86 miliardi di euro nel 2025, +3,1 miliardi nel 2026 +0,17 miliardi nel 2027. Lasciamo stare i record altrimenti citiamo come triste primato i 4,5 milioni di persone che non si curano più, di cui 2,5 milioni per ragioni economiche».
Emilia in difficoltà
Con meno risorse, ovviamente, sarà tutto più complicato anche in Emilia Romagna dove i problemi di mancanza di personale – che significano anche rallentamenti monstre ai Pronto soccorso e liste d’attesa pressoché bloccate – sono forti. Raffaele Donini, assessore alle politiche per la salute Regione Emilia-Romagna su Fb è perentorio: «La Sanità affonderà fra le acque melmose di questo governo che disattende persino le richieste del suo ministro Schillaci. Servivano 4 miliardi, ne arriva 1. Ma come si fa a non capire che così non ce la facciamo più? ! ».
«Restiamo in attesa di capire – riassume il ferrarese Pierluigi Api, consigliere nazionale di Anaao Assomed (medici dirigenti) – perché finora è un balletto delle cifre. Il finanziamento del fondo sanità comunque è insufficiente e sia chiaro che noi non chiediamo più soldi per i nostri stipendi, anche se un incremento farebbe piacere come a tutti, ma li chiediamo per agevolare le assunzioni, sostituire chi va in pensione e chi va verso il privato. Nel rapporto tra fondo sanità e Pil siamo i penultimi in Europa». Per Api fondamentali le assunzioni: «Il ministro dell’università Bernini dice che abbiamo superato il numero chiuso degli accessi a Medicina? A me non pare proprio, si è solo spostato il problema in avanti con la valutazione negli atenei dopo 6 mesi dalla partenza delle lezioni: noi pensiamo che il tetto vada proprio tolto perché così i medici mancheranno sempre di più». Anche gli infermieri sono sul piede di guerra: «Al di là del balletto delle cifre – spiega Francesca Batani, responsabile Emilia Romagna di “Nursing Up” – noi pretendiamo chiarezza perché non possono essere nuovamente gli infermieri e gli altri professionisti a pagare sulla propria pelle queste incertezze del governo. Non possiamo permetterci di attendere ulteriori anni per vedere risultati concreti nelle buste paga e inoltre la sanità pubblica ha bisogno di fondi strutturali e non di misure provvisorie. Siamo stanchi e chiediamo che una parte delle risorse si sposti sul contratto nazionale in fase di rinnovo».
Infine la Cgil Emilia Romagna dà un quadro più “politico”: «Il governo – dice il segretario generale della Funzione pubblica Marco Bonaccini – dice che il fondo aumenterà e ci mancherebbe solo calasse… Il problema è che è troppo basso sul Pil: ricordo infatti che l’inflazione sanitaria – a causa a esempio della creazione dei farmaci e del costo dei macchinari medici – è molto più elevata di quella “normale”, dunque per gli ospedali tutto è aumentato molto di più del già molto della vita di tutti i giorni. In valore reale, dunque, il fondo cala, senza dimenticare le cifre che servirebbero per un vero piano straordinario di assunzioni. A tutto ciò si aggiunge il fatto che per medici e infermieri pare ormai quasi normale prendere insulti e botte in corsia».