Gazzetta di Reggio

La polemica

Cattolici e candidature elettorali, le ipotesi per stoppare l’aut aut

Evaristo Sparvieri
Cattolici e candidature elettorali, le ipotesi per stoppare l’aut aut

Il diritto canonico irrompe nella disputa nata dopo le indicazioni del vescovo. Domani a Marola un incontro dei sacerdoti reggiani con monsignor Morandi

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Reggio Emilia «Chiunque prima di presentare ricorso deve chiedere per scritto la revoca o la correzione del decreto al suo autore; presentata questa domanda s’intende con ciò stesso richiesta la sospensione dell’esecuzione». Un ricorso a tutti gli effetti? Tecnicamente, sarebbe una supplicatio a ripensarci. Il diritto canonico irrompe in campagna elettorale. E in vista delle elezioni di giugno potrebbe stabilire anche le candidature di Amministrative ed Europee.

Il “caso” esploso qualche giorno fa continua a tenere banco nella comunità di sacerdoti e fedeli di Reggio Emilia, in attesa di nuove indicazioni, magari anche nell’omelia odierna. La supplicatio presentata contro l’arcivescovo di Reggio e Guastalla, Giacomo Morandi, potrebbe tecnicamente riuscire a mettere in stand by il suo documento con il quale poneva un aut aut sulle candidature dei cattolici impegnati nelle parrocchie, dal momento che l’intricato complesso di canoni in materia prevede che la richiesta di revoca o modifica dell’atto possa comportare anche una implicita richiesta di sospensione. A inizio febbraio, infatti, l’arcivescovo Morandi, presidente della Cei Emilia-Romagna, ha diffuso una lettera ai parroci, che sta facendo discutere, per evitare commistioni fra Chiesa e politica in campagna elettorale (leggi articolo in basso, ndr).

Un atto amministrativo della Curia, regolarmente protocollato, nel quale monsignor Morandi ha condiviso con i sacerdoti della diocesi le direttive da rispettare nel periodo elettorale. Fra i precetti, il divieto di ospitare nelle parrocchie dibattiti elettorali e, soprattutto, un aut aut sulle candidature dei parrocchiani, con norme considerate molto più stringenti di quanto previsto dal diritto canonico, coinvolgendo nel divieto di partecipare in modo attivo alla politica non solo ministri ordinati, ovvero preti e diaconi, ma anche ministri istituiti, ovvero lettori, ministri dell’eucarestia e accoliti. Coinvolti anche i catechisti. In pratica, queste figure dovranno scegliere se candidarsi o mantenere il ruolo in parrocchia, impegnandosi in modo esclusivo nell’una o nell’altra attività.

«Se la persona vorrà candidarsi sarà quantomeno inopportuno che mantenga i ruoli in parrocchia. Questo indirizzo deve essere mediato dal parroco, in un dialogo, non quale ordine impartito dall’alto», l’indicazione del vescovo. E ancora: «In questo modo si eviteranno contrapposizione e tensioni frutto dell’appartenenza all’uno o all’altro degli schieramenti». Nella sua lettera, Morandi incoraggia l’impegno dei cattolici in politica e cita Papa Francesco, che ha scritto: «La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune”». Ma fra molti fedeli laici e molti parroci della diocesi reggiana sono sorti perplessità e malumori.

Di fronte alle richiesta di chiarimenti, la Curia è tornata sull’argomento attraverso sei Faq pubblicate sul sito diocesano. E il vescovo, in un’intervista sul settimanale diocesano La Libertà, si è detto soddisfatto del dibattito aperto, ma anche dispiaciuto «che la lettera riservata ai parroci sia stata strumentalizzata a fini impropri e polemici».

Contro le disposizioni del vescovo, infatti, si sono schierati subito da Confcooperative Terre d’Emilia, che rappresenta la lega delle coop bianche di Bologna, Modena e Reggio, chiedendo a monsignor Morandi «a ripensare alla disposizione assunta circa l’impedimento della partecipazione all’attività politica dei laici che svolgono ministeri e funzioni nelle parrocchie». E, ciascuno esprimendo la propria posizione, sul tema sono anche intervenuti il senatore Pd, Graziano Delrio, il presidente del consiglio comunale, Matteo Iori, e i candidati sindaci Marco Massari (centrosinistra), Giovanni Tarquini (civica di centrodestra) e Fabrizio Aguzzoli (Coalizione Civica). C’è chi è d’accordo e chi è contrario.

Ma tutti, in ogni caso, dovranno tenerne conto nella composizione delle liste, dal momento che c’è anche chi, come l’attuale consigliera Pd di Reggio Emilia, Lucia Piacentini, su Facebook ha espresso tutto il proprio turbamento per questa direttiva: «Spero che lei ci ripensi per evitare fratture e poter “lavorare insieme, in dialogo costruttivo seppur da posizioni differenti”».

Fra i sacerdoti, infine, ve n’è stato anche uno che ha deciso di presentare «ricorso immediato» contro il provvedimento, esprimendo dubbi sulla legittimità sia giuridica sia magisteriale della comunicazione del vescovo e contestando l’interpretazione dei canoni su cui è fondato.

In una lettera indirizzata agli altri sacerdoti reggiani, il parroco firmatario del ricorso scrive di avere chiesto al vescovo di poter avere un’istruzione dell’aprile 2019, ai tempi del vescovo Camisasca (predecessore di Morandi), che tuttavia non gli sarebbe stata fornita perché considerata circolare interna sulla disciplina generale della Chiesa.

Nel caso sia effettivamente una circolare, per il sacerdote verrebbe minato il fondamento su cui si basa il documento di Morandi. Di qui la scelta di non rispettare le indicazioni, di non ritenerle valide, fino a prova contraria, e di porre in essere un «ricorso immediato», dal momento che il precetto del vescovo limiterebbe le libertà dei parrocchiani laici, secondo quanto previsto nel canone 227, che tratta di diritti e libertà dei fedeli: «È diritto dei fedeli laici che venga loro riconosciuta nella realtà della città terrena quella libertà che compete ad ogni cittadino».

Il tradizionale scontro elettorale, così, viene anticipato da una disputa canonica. Fra i parroci, molti sono in disaccordo con le indicazioni di Morandi. Ma c’è chi spera in un riavvicinamento fra le parti, come fra l’altro previsto dallo stesso diritto canonico: «È assai desiderabile che, ogniqualvolta qualcuno si ritenga onerato da un decreto, non vi sia contesa tra di lui e l’autore del decreto, ma tra di loro si provveda di comune accordo a ricercare un'equa soluzione, ricorrendo anche a persone autorevoli per la mediazione e lo studio, così che per via idonea si eviti o si componga la controversia».

C’è chi si augura un nuovo chiarimento già domani, quando a Marola, sull’Appennino, si ritroveranno tutti i sacerdoti in un ritrovo spirituale deciso prima che esplodesse la polemica: un appuntamento tradizionale per il clero reggiano in tempo di quaresima, al quale parteciperanno anche il vescovo Morandi e monsignor Roberto Fornaciari, vescovo reggiano della diocesi di Tempio-Ampurias.

In caso di mancata “conciliazione”, il complesso diritto canonico prevede un iter definito, anche nei tempi di risposta, con la possibilità di creazione di «un vero e proprio ufficio o consiglio», con il compiuto «di ricercare e suggerire eque soluzioni». Si tratta di un organo che può costituire anche lo stesso vescovo. l