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L’analisi

«L’asina Gina vittima di cause fortuite: non è certo sia stata uccisa dai lupi»

Miriam Figliuolo
«L’asina Gina vittima di cause fortuite: non è certo sia stata uccisa dai lupi»

Il caso di Gina. Lo zoologo: «I branchi però hanno nuove abitudini»

26 aprile 2024
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Toano «Dispiace per la famiglia che ha perso un animale a cui era molto legata, che però pare vittima più di una serie di cause fortuite. Che, infatti, l’asina Gina, anche se altamente probabile, sia stata predata dai lupi non c’è certezza».

A commentare la vicenda dell’asina di Case Gatti, la cui carcassa è stata trovata la sera del 15 aprile dai proprietari vicino a una delle stalle del loro allevamento, dopo una settimana di ricerche e appelli in seguito alla sua sparizione, è Luigi Molinari, zoologo del Wolf Apennine Center e del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.

Molinari, cosa ne pensa di quanto accaduto?

«Bisogna fare una premessa. Che l’asina sia stata predata dai lupi non c’è certezza: si può dire che forse è stata attaccata dai lupi, ma non è certo. Un’asina di quelle dimensioni è difficile. Diciamo che è molto complicato poter dire con certezza chi o cosa (non conosco le condizioni di salute dell’animale) ha ucciso l’asina; più facile è dire chi se ne sia cibato, cioè dei lupi. Avrebbe potuto verificarlo il servizio veterinario dell’Ausl che, nel caso sia richiesto l’indennizzo da parte dei proprietari e se sussistono le condizioni per poterlo richiedere, deve per prima cosa certificare che si tratti di predazione: lo può fare dall’analisi dei resti».

I residenti però ora hanno paura. Che dire loro?

«Che i lupi non attaccano l’uomo».

Sì, ma ora i proprietari dell’asina temono un incontro ravvicinato mentre vanno al lavoro alle stalle. Nel caso succeda, come comportarsi?

«Parlare a voce alta o emettere suoni forti. Alla voce umana i lupi non sono abituati, è sufficiente per convincerli ad allontanarsi».

Un incontro di questo tipo è, quindi, un’eventualità che considera possibile?

«La presenza dei lupi nel territorio non è certo cosa nuova. Ci sono da vent’anni. Inoltre è stato notato, negli ultimi anni, che i lupi la sera si avvicinano alle pertinenze delle stalle in cerca di cibo, un comportamento che prima non avevano. La consuetudine di lasciare avanzi animali nelle letamaie o nelle concimaie in attesa dell’arrivo dell’operatore per lo smaltimento ha facilitato negli anni l’acquisizione di questa nuova abitudine. I lupi arrivano per andare a vedere se là c’è qualcosa da mangiare, per esempio placente o vitelli morti durante il parto, e in zone di montagna è molto facile la trovino: in pianura, infatti, i passaggi per il ritiro delle carcasse sono più frequenti. Questo ha aumentato anche la probabilità di incontri con i cani o altri animali da affezione che si trovino liberi nello stesso contesto. E se inizialmente l’abbaiare dei cani convinceva i lupi ad allontanarsi, questo atteggiamento via via è cambiato, fino ad arrivare a predare anche il cane di piccola taglia. In Emilia Romagna c’è il maggior numero di predazioni di questo tipo: con la frequentazione “cronica” dei lupi delle pertinenze di insediamenti umani, è aumentata la probabilità che accada. Per questo bisogna tenere al chiuso gli animali da affezione, o vanno messe in campo modalità di prevenzione come quelle incentivate dalla nostra Regione, nel caso di allevamenti all’aperto, come specifiche recinzioni antilupo o cani da guardiania. Per gli allevamenti al chiuso, come nel caso delle mucche, invece il problema non si pone».

I proprietari dell’asina, dal canto loro, fanno sapere: «Gina era in salute. Non abbiamo chiesto alcun risarcimento, non ci interessa. Ci fa rabbia leggere sui social tanti commenti di chi non sa di cosa parla e fa la morale. Se le persone avessero tra loro il rispetto e l’amore che abbiamo noi con i nostri animali, vivremmo in un mondo migliore».l